Ginecologi obiettori sette su 10, un sit in davanti al Consiglio. Latini e Saltamartini si erano espressi contro la Ru486

Ginecologi obiettori sette su 10, un sit in davanti al Consiglio. Latini e Saltamartini si erano espressi contro la Ru486
ANCONA Sia nell’ospedale di Jesi che in quello di Fermo, il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza (in entrambi i casi, 10 su 10). Un record negativo che non...

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ANCONA Sia nell’ospedale di Jesi che in quello di Fermo, il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza (in entrambi i casi, 10 su 10). Un record negativo che non viene bilanciato dai numeri delle altre strutture marchigiane, dove la sproporzione resta comunque evidente: a Macerata, per quattro ginecologi che operano l’interruzione volontaria di gravidanza, ce ne sono nove che non lo fanno, e ad Ascoli Piceno la stessa proporzione è di tre a sette. A Civitanova, gli obiettori sono sei su otto, mentre a Senigallia sette su nove. Vanno “controcorrente” solo Urbino - dove ad operare l’ivg sono in sei contro quattro che non lo fanno - e San Benedetto, che può contare su sei non obiettori su 10. 

 


Le percentuali
A conti fatti, emerge dunque come il 71% dei ginecologi che lavorano nei punti nascita marchigiani non pratichi l’aborto volontario per obiezione di coscienza, rendendo l’accesso a questo servizio sanitario – garantito dalla legge 194 – «una corsa ad ostacoli», come sottolinea il movimento Non una di meno, che ieri ha manifestato di fronte a Palazzo Leopardi durante i lavori del Consiglio regionale. Un sit in che si è ripetuto anche in molte altre città, in occasione della Giornata internazionale dell’aborto sicuro. I dati, forniti dall’Asur e comunicati dal movimento, riguardano l’anno 2020 e mettono in evidenza uno squilibrio che coinvolge anche la categoria degli ostetrici. In questo caso, la percentuale degli obiettori è del 63,5%, ovvero 106 su un totale di 167. Nello specifico dei vari punti nascita, la proporzione tra ostetrici obiettori e non obiettori è di cinque a otto ad Urbino, 10 a 12 a Senigallia, 20 a 10 a Jesi, 14 a tre a Civitanova, 18 a 13 a Macerata, 16 a otto a Fermo, otto a quattro a San Benedetto e 15 a tre ad Ascoli.


I dati mancanti
«Alcuni dati non ci sono stati forniti - fa sapere Marte Manca, referente di Non una di meno Marche –, come quelli sugli anestesisti e sui consultori, quindi abbiamo fatto una mappa parziale, dalla quale emerge comunque un problema ben evidente. È inaccettabile, e quindi invitiamo la giunta regionale ad assumere nuovo personale, se necessario. E soprattutto, ad assicurare il turn over affinché non sia negato il diritto ad abortire». 


La mappa


Il delicato tema dell’aborto è già stata al centro di aspre polemiche, negli ultimi mesi, in seguito alle posizioni espresse dall’assessora alle Pari opportunità Giorgia Latini e da quello alla Sanità Filippo Saltamartini, contrari alla somministrazione della RU486 – la cosiddetta “pillola abortiva” - nei consultori, in antitesi alle linee guida del ministero della Salute dell’agosto 2020. Nelle Marche, l’interruzione farmacologica della gravidanza viene al momento praticata solo nei tre ospedali abilitati, ovvero Urbino, Senigallia e San Benedetto (anche in day hospital).

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Corriere Adriatico