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Immaginatevi una squadra che, quattro anni fa, neanche entrava in Champions League, navigando a 30 punti dalla vetta. E ve la ritrovate oggi a dominare il campionato, moltiplicando per sei la propria performance e staccando tutti di almeno 10 punti. La metamorfosi di Fratelli d’Italia nelle Marche, dalle Politiche 2018 a quelle di domenica, supera qualsiasi precedente di squadre prodigio, outsider capaci di diventare mattatori. Il partito di Giorgia Meloni, che già nel 2020 aveva issato un suo esponente, Francesco Acquaroli, al governo regionale, balzando al 18,66% dei voti, continua la sua irresistibile ascesa avvicinandosi al 30% e superando di 3 punti il dato nazionale, già oltre le aspettative.
La crescita record
FdI non solo mette alle corde i partiti avversari, con il Pd che annaspa al 20% e i Cinque stelle che rispetto al 2018 (dato della Camera) ha perso due terzi degli elettori. Ma con una crescita record (dai 43.300 voti del 2018 a oltre 222mila) spariglia le carte anche nel campo del centrodestra (salito da 293mila elettori a 340mila) fagocitando l’elettorato di Forza Italia e soprattutto della Lega, oltre che pescare dal bacino dei transfughi dal campo pentastellato.
Gli alluvionati
Nel saldo di circa -35mila democrat, avrà pesato qualche travaso verso Azione-IV, +Europa e il non voto. Il partito degli astenuti d’altra parte, per la prima volta alle Politiche, è il leader delle Marche, con il 31,6%, nonostante un’affluenza di oltre 4 punti sopra la media nazionale (63,91%). Rispetto alle Politiche del 2001 (affluenza all’84,2%) nelle Marche si sono eclissati 266mila elettori. Si temeva che ad alimentare il rifiuto delle urne fosse anche la rabbia nei territori colpiti dall’alluvione. Ma nella media l’affluenza in quei Comuni ha tenuto e le reazioni sono state molto diverse: Serra Sant’Abbondio è stato il comune marchigiano con l’affluenza più bassa (59%), mentre tra quelli con più votanti c’è Castelleone di Suasa (73,4%).
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Corriere Adriatico