CINGOLI - Fanno i conti i tecnici del Consorzio di Bonifica. Analizzano i diagrammi di ingresso e uscita dell'acqua nella...
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Analizzano i diagrammi di ingresso e uscita dell'acqua nella Diga di Castreccioni, e dopo gli ultimi nubifragi che hanno martirizzato le Marche, si rendono conto che ancora una volta l'invaso è riuscito a salvare la valle del Musone.
E' accaduto già due volte negli ultimi 3 mesi. Le violente precipitazioni del 21 maggio scorso infatti, hanno nuovamente messo a dura prova l’intero sistema idrografico regionale, ma nel maceratese la diga di Cingoli è stata ancora provvidenziale e ha evitato il peggio. Come illustrano bene i flussi di ingresso e uscita dell’acqua, l’invaso artificiale ha trattenuto quantità decisamente importanti, si parla di oltre 648.000 metri cubi di pioggia, impedendo che finissero lungo la fragile asta fluviale del Musone.
«Abbiamo registrato picchi in entrata di 45 metri cubi al secondo – racconta il responsabile dell’invaso di Cingoli, Domenico Brunori – mentre ne abbiamo rilasciati al massimo 5 mc/sec, compiendo un importantissimo effetto di laminazione. Ci chiediamo cosa sarebbe successo se non avessimo trattenuto i restanti 40, visto che a valle il sistema è andato in crisi ugualmente».
La situazione riporta ancora una volta l’attenzione sulla fragilità dei nostri fiumi e sulla necessità di manutenzione per evitare che ad ogni pioggia si rischi la tragedia. «Sul Musone le maggiori criticità sono concentrate nei Comuni di Cingoli (alta valle), Osimo, Castelfidardo e Recanati (media valle) - ricorda l’ingegner Cristiano Aliberti del Consorzio di Bonifica delle Marche - ma anche Loreto, Porto Recanati e Numana (bassa valle). In questo caso la presenza dell’invaso con il suo effetto di laminazione ed anche le sistemazioni idrauliche effettuate dal Consorzio di Bonifica negli anni, hanno permesso alla piena di defluire in modo regolare e controllato. Ma non bisogna abbassare la guardia». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico