Stadi e palasport aperti, le società sportive perplesse: «Finora abbiamo perso solo soldi e sulle regole siamo all’oscuro»

Fabio Massimo Conti, direttore generale della Fermana Calcio che gioca in Serie C
ANCONA - Stadi e palasport si preparano a riaprire i battenti. Grazie al traino dell’apertura degli stadi per Euro 2021, che l’Italia ha dovuto garantire...

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ANCONA - Stadi e palasport si preparano a riaprire i battenti. Grazie al traino dell’apertura degli stadi per Euro 2021, che l’Italia ha dovuto garantire all’Uefa per non vedersi strappare l’imperdibile rassegna pallonara, lo sport dello Stivale potrà riabbracciare (si fa per dire) i suoi tifosi dal 26 aprile in poi.

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Non esistono ancora protocolli precisi, ma sembra che saranno ammessi 500 spettatori nei palasport e 1000 negli impianti all’aperto, aspettando chiarimenti nei prossimi giorni. Non è tanto, ma è già qualcosa.


La Fermana senza partite in casa
«A noi importa poco o nulla, il dopo il 26 aprile non giocheremo neanche più in casa - dice con una punta di amarezza Fabio Massimo Conti, direttore generale della Fermana Calcio (Serie C) - Lo prendiamo come una sorta di augurio per l’anno prossimo e magari organizzeremo un’amichevole per consentire a squadra e tifosi di salutarsi. È funzionale per evitare che l’Italia perdesse la possibilità di fare gli Europei».
«A noi restano i soldi persi - continua Conti - cioè 200.000 euro di mancati incassi, tra biglietti e abbonamenti. Una cifra che raddoppia se ci sommiamo le spese per tamponi, test, e protocolli sanitari vari. E di ristori per noi neanche l’ombra. Dicono che arriverà qualcosa. Ma finora zero».


A livello pratico cambierà poco


Nella stessa barca di Conti prova a remare Paolo Fantini, general manager della Ristopro Fabriano, serie B di basket, con ambizioni di A2: «Abbiamo perso quest’anno tra 150 e 200mila euro di incassi, e l’anno scorso tra 50 e 100mila, considerando che stavamo per fare i playoff. Questa apertura, di cui nel dettaglio non sappiamo ancora niente, ci rende felici come uomini di sport in generale, perché è il segno di una ripresa e di una speranza che ritorna, ma a livello pratico cambierà poco. A noi mancano tre partite casalinghe più i playoff, e abbiamo appena lasciato il nostro palas, bisognoso di cure, per emigrare nel piccolo impianto di Cerreto. Se potremo ospitare 500 spettatori, o anche meno, siamo pronti ad allestire un piano per accoglierli in sicurezza e lo faremo volentieri. Ho visto molta maturità in questi mesi da parte di tutte le componenti. In questi mesi di porte chiuse abbiamo capito che giocare senza il pubblico non ha molto senso, per cui ben vengano le riaperture, indipendentemente dagli incassi, che ormai abbiamo perso». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico