Il professor Giacometti: «Tra profilassi, farmaci e monoclonali si è ridotto il periodo dei ricoveri»

Il prof Andrea Giacometti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell'Azienda Ospedali Riuniti di Ancona
ANCONA - Professor Andrea Giacometti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’azienda Ospedali riuniti di Torrette, com’è la situazione nel suo...

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ANCONA - Professor Andrea Giacometti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’azienda Ospedali riuniti di Torrette, com’è la situazione nel suo reparto? 


«Siamo ad un punto della pandemia in cui anche a livello ospedaliero il picco sembra essere ormai sotto controllo».


Le Marche stanno uscendo dalla quarta ondata pandemica in zona arancione ma con dati in netta flessione rispetto alla settimane precedenti. Cosa c’è di diverso rispetto alla prima emergenza sanitaria?
«È diminuito in maniera sostanziale il periodo del ricovero dei pazienti infetti che hanno bisogno di cure ospedaliere».

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Un esempio?
«Prima la degenza durava in media tre settimane, ma anche un mese e mezzo. Adesso, a parte i casi più gravi che riguardano soprattutto persone anziane con più patologie, la dimissione avviene in media entro una decina di giorni».


E questo è dovuto alle vaccinazioni anti Covid?
«Alle vaccinazioni, ma anche dalla terapia che viene immediatamente somministrata ai degenti».


Si riferisce agli anticorpi monoclonali?
«Ai monoclonali e al Remdesivir, il farmaco riservato al solo ambito ospedaliero, poiché va somministrato per via endovenosa da personale sanitario specializzato».


Nelle Marche sono arrivate anche le pillole contro il Covid: il Molnupiravr della Merck e il Paxlovid della Pfizer, che vengono utilizzate soprattutto per le cure domiciliari.
«Sì, anche se in qualche caso vengono somministrate anche in ospedale per casi specifici».


Per esempio?
«Attualmente procediamo con la classificazione di pazienti che richiedono l’ospedalizzazione a causa del Covid e di coloro che vengono ricoverati per altre patologie o per interventi e che si positivizzano. Questi ultimi li trattiamo con i due antivirali».


Perché questa scelta?
«Il Paxlovid deve essere somministrato nei primi cinque giorni dall’insorgenza dell’infezione, quindi bisogna scegliere con attenzione i pazienti da trattare».


Professor Giacometti, secondo l’esperienza di questi giorni, il farmaco funziona?


«Sembra funzionare ma non è semplice rispondere a questa domanda. Avremmo bisogno di verificarlo con un numero significativo di pazienti, ma al momento le scorte del farmaco sono limitate». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico