Anticorpi monoclonali, raddoppiate le somministrazioni. Il prof Giacometti: «Turni rinforzati per soddisfare le richieste»

Il prof Andrea Giacometti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'Azienda Ospedali Riuniti
ANCONA - Il boom degli anticorpi monoclonali. In un mese, all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona sono raddoppiate le infusioni, passando dalle 127 del 1 dicembre...

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ANCONA - Il boom degli anticorpi monoclonali. In un mese, all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona sono raddoppiate le infusioni, passando dalle 127 del 1 dicembre alle 251 di ieri. Una cura su cui l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini sta fortemente puntando, ricordando in ogni occasione la sua efficacia all’insorgere della malattia.

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«Richieste e somministrazioni di anticorpi monoclonali - fa sapere il primario della Clinica di Malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, Andrea Giacometti – sono in forte crescita, tanto che abbiamo dovuto raddoppiare i turni di lavoro dell’ambulatorio dedicato, nonostante il periodo festivo».


La partenza a marzo
L’utilizzo dei monoclonali nelle Marche era partito lo scorso 18 marzo e da allora ne sono stati somministrati in totale 1.137, ma con un avvio al rallenty. Da metà luglio a metà settembre, a Torrette non non erano pervenute richieste, poi si era ricominciato con tre o quattro pazienti a settimana, trend che c’era anche prima dell’estate. Ora, l’impennata. «Tre pazienti su quattro non sono vaccinati contro il Covid - aggiunge Giacometti - mentre per la restante parte si tratta persone fragili con tampone positivo al virus e vaccinate con seconda dose da alcuni mesi. Ad oggi, nessun vaccinato con terza dose ha ricevuto l’infusione di anticorpi monoclonali come paziente non ricoverato».


A tutti gli over 65
I monoclonali sono somministrati «a tutti gli over 65 che abbiano contratto il Covid, non ospedalizzati, e che presentino almeno un sintomo della malattia, per i quali i medici di medicina generale ne facciano richiesta. Al di sotto di questa età (under 65 anni) - puntualizza il direttore della Clinica di Malattie infettive di Torrette - vengono impiegati sempre dietro richiesta del medico di famiglia per i soggetti che abbiano almeno un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia grave». Tra le somministrazioni figura anche un caso nella fascia pediatrica della popolazione «un soggetto di 12 anni malato oncologico seguito all’ospedale Salesi di Ancona». I monoclonali «possono essere richiesti e somministrati non solo per gli adulti, ma anche per i bambini sotto i 12 anni di età dietro richiesta dei pediatri di libera scelta». Gli anticorpi monoclonali sono antivirali funzionali nei primi 7-10 giorni di malattia, e solo in presenza di sintomatologia lieve.


Un’infusione di 60 minuti


La profilassi consiste in un’infusione endovenosa della durata di 60 minuti, terminata la quale il paziente deve restare in osservazione per un’altra ora in caso insorgessero effetti indesiderati. Ma come funzionano, nello specifico, gli anticorpi monoclonali? In pochi minuti, si “attaccano” al virus circolante, impedendo che si diffonda agli altri organi. Il paziente non guarisce all’istante, ma resta paucisintomatico e non arriva al ricovero. O, almeno, questo è lo scopo della profilassi: limitare quanto più possibile il numero di persone che finiscono in ospedale a causa del Covid, così da permettere ai reparti ed ai pronto soccorso di non finire in apnea come nelle precedenti ondate. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico