Marche, numeri da zona gialla ma ancora arancione. Acquaroli: «Le norme non consentono variazioni»

L'ingresso degli Ospedali Riuniti di Ancona
ANCONA - Numeri da zona gialla, misure da zona arancione. È il destino delle Marche, e di altre regioni che hanno imboccato le curve in discesa dei contagi e dei ricoveri...

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ANCONA - Numeri da zona gialla, misure da zona arancione. È il destino delle Marche, e di altre regioni che hanno imboccato le curve in discesa dei contagi e dei ricoveri per Covid, ma non cambieranno colore finché varrà il decreto del Governo che tiene la barra dritta - per ora fino all’inizio di maggio - e non prevede che si scenda in una fascia di restrizioni sotto quelle previste per la fascia arancione.

 

 

Ma intanto la nostra regione sta svolgendo diligentemente i compiti a casa per farsi trovare pronta per quando sarà possibile tornare in giallo o per lo meno togliere alcuni divieti, come la chiusura al pubblico di bar e ristoranti, che potrebbe essere “allentata” tra dieci giorni per le regioni più virtuose, capaci di scendere sotto una certa soglia di contagi (che le indiscrezioni fissano in 100 casi settimanali ogni 100mila residenti) e di rispettare gli step della campagna di vaccinazione.

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Intanto le Marche dopo 40 giorni trascorsi a ballare tra arancione e rosso, tagliano il traguardo platonico del giallo “virtuale”, anche se da lunedì non cambierà nulla: arancioni siamo, arancioni resteremo. «Vi comunico che anche la prossima settimana le Marche saranno in zona arancione - ne prendeva atto ieri il governatore Acquaroli raccomandando prudenza -. Le condizioni nella nostra regione stanno migliorando, ma non potremo tornare in zona gialla perché in questo momento non è consentito dalla normativa nazionale». 


Il pressing
Che per le Marche siano numeri da zona gialla, da ieri è certificato anche dal 47esimo report settimanale del monitoraggio delle Regioni, l’appuntamento del venerdì in cui ministero della Salute e ministero della Sanità danno i voti agli sforzi con cui i governi locali cercano di ridurre la pressione dell’epidemia. I progressi nello sforzo di limitare gli effetti dell’emergenza da Coronavirus si notano praticamente in tutti i parametri, anche se lo scenario resta quello di una “decrescita lenta”. Il dato dell’incidenza settimanale dei contagi è tornato largamente al di sotto dei 250 casi ogni 100mila abitanti, soglia fissata dal Governo come limite per far scattare la zona rossa.


L’aggiornamento
Il parametro per le Marche è in netto calo sia nella settimana di riferimento del report (29 marzo-4 aprile), quando l’istituto superiore di Sanità ha contabilizzato 2.940 casi nelle Marche, con un’incidenza di 194 (era 227 nella settimana precedente), sia nell’incidenza puntuale aggiornata fino al giorno prima del report (giovedì scorso), quando il ministero della Salute ha addebitato alle Marche 2.577 nuovi positivi, con un’incidenza di 170, contro i 234 della settimana precedente. In un mese i nuovi casi nelle Marche si sono dimezzati, dopo il picco dei 340 casi settimanali ogni 100mila residenti raggiunto il 12 marzo, anche se va detto che gli ultimi dati risentono del periodo pasquale, con un calo dovuto anche alla diminuzione dei tamponi.

Va giù l’indice di trasmissibilità del contagio Rt, sceso da 1.04 a 0.86 e rientrato dopo due mesi sotto la soglia critica, fissata a 1, oltre la quale l’epidemia corre. Restano decisamente sopra i limiti di rischio i livelli di occupazione per Covid dei posti ospedalieri sia in area medica (56%) che in terapia intensiva (57%) ma entrambi sono in diminuzione per la quarta settimana di fila e non compromettono un miglioramento della classificazione complessiva di rischio assegnata alle Marche nel report, che passa da “moderata ad alta probabilità di progressione” a “moderata”. Parametri, quelli di ieri, in parte migliori nel confronto con l’ultima “pagella” da zona gialla ottenuta dalle Marche, quella del report 8-14 febbraio, quando l’Rt era a 0.91. Allora la pressione dell’epidemia era ancora più bassa (34% nelle terapie intensive, 45 in area medica) ma i ricoveri erano in crescita, mentre ora sono in calo. 

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Corriere Adriatico