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ANCONA - Per tre comuni che escono dalla zona arancione rafforzato (Montelabbate, Vallefoglia e Cerreto d’Esi, ormai ufficialmente in giallo), sette rischiano di entrarci. Nel monitoraggio settimanale sulla epidemia di Covid condotto dagli uffici regionali, tra il 26 aprile e il 2 maggio, tre città del Pesarese, tre dell’Ascolano e una del Fermano hanno sforato la soglia nei due parametri tenuti sotto osservazione: un tasso d’incidenza superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti e un numero di nuovi positivi oltre i 10 nei sette giorni in esame.
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Il limbo
Si tratta, nello specifico, di Acqualagna, che con un tasso pari a 699, ha registrato l’incidenza più alta nelle Marche, seguita a ruota dall’unico Comune della provincia di Fermo finito nel limbo tra il giallo e l’arancione, ovvero Montappone, con un tasso di 610 casi ogni 100mila abitanti.
La soglia
Negli ultimi sette giorni, il territorio più a Nord ha fatto registrare un’incidenza pari a 126 casi ogni 100mila abitanti, scavalcato di un punto da quello più a Sud, a 127. Comunque ben al di sotto della soglia critica dei 250 casi, ma lontani dai numeri più contenuti, per esempio, dell’Anconetano che, dopo un marzo rosso fuoco, è rientrato nel canone e ora segna il dato più basso della regione: 70 casi ogni 100mila abitanti. Bene anche il Maceratese, con un’incidenza di 97, mentre la provincia di Fermo viaggia sull’82. Il bollettino di ieri del servizio Sanità parla di 2.546 tamponi processati nel percorso nuove diagnosi, di cui 278 positivi: 61 in provincia di Macerata, 80 in quella di Ancona, 55 nel Pesarese, 24 nel Fermano, 41 in provincia di Ascoli e 17 fuori regione.
L’osservatorio
«Ci sono nuovi comuni che entrano nell’osservatorio per la prossima settimana - il monito del governatore Francesco Acquaroli - speriamo siano dei casi singoli e isolati, quelli che si sono verificati, altrimenti rischiano di finire nella zona arancione rafforzata. Non dobbiamo abbassare la guardia perché, dopo una forte flessione, il calo dei ricoveri si è fermato. Siamo passati da 160 posti letto occupati in terapia intensiva a 70 in due settimane e mezzo, ma poi, nelle due settimane successive, non siamo riusciti a scendere ulteriormente e questo significa che ancora c’è un livello di occupazione elevato, intorno al 30% (che poi sarebbe la soglia critica individuata dal ministero della Salute, ndr). Un dato che non può rendere tranquilli». Il bollettino di ieri conferma i timori di Acquaroli: sebbene il numero totale dei ricoveri cali di 16 unità, lo si deve in particolare ai reparti non intensivi, con 15 pazienti in meno rispetto al giorno precedente, mentre nelle rianimazioni si passa da 69 a 68 pazienti e nell’area semi intensiva il numero dei degenti resta invariato (123). I reparti intensivi sono dunque ancora sotto pressione, nonostante le vaccinazioni stiamo mettendo in sicurezza le fasce di popolazione che più rischiano di sviluppare le forme severe della malattia. E anche ieri si sono verificati quattro decessi: tutti uomini tra gli 82 e i 91 anni con patologie pregresse. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico