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Nell’attesa di arrivare alla fine del tunnel, cosa pensa dell’ipotesi che negli ospedali, in mancanza di respiratori, si sacrifichino i più anziani per i salvare i giovani?
«Non lo sapevo, ma me lo immaginavo. Non riesco a rispondere, a esprimermi su una scelta del genere. Essendo io un anziano, mi verrebbe da dire di offrire più assistenza a un anziano, che di certo è fragile. Ma come si fa a dire di mettere a rischio un giovane?».
Come la risolve?
«Se me lo concede, con una battuta: tiriamo a sorte. In momenti tragici come questi, credo che sia necessario stemperare la tensione. Ma per tornare a parlare seriamente, trovo che questa domanda non abbia risposta».
Né mai ce l’avrà?
«È imbarazzante. Non è possibile, spaventa immaginare una simile circostanza».
Quindi?
«Si dovrebbe cercare una soluzione, trovare il modo di dare a tutti la stessa possibilità di sopravvivenza, indipendentemente dall’età. Ma è altrettanto vero che quando si arriva ad affrontare le emergenze si è del tutto impreparati».
Altrimenti non si chiamerebbe “stato d’allerta”.
«Ribadisco: mi sento di esprimere solo imbarazzo. E spero che finisca presto. Prestissimo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico