Ecco le tariffe: tra 15 e 36 euro per i test sierologici. Il tampone invece scende a 60

Tariffe tra 15 e 36 euro per i test sierologici: il tampone invece scende a 60
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ANCONA - Bisognerà ancora aspettare qualche giorno. In termini tecnici quindi non la riunione della giunta regionale prevista per oggi ma la seguente. La quadratura sulla tariffazione per le tariffe dei test sierologici tuttavia è a uno stadio molto avanzato. Il tam tam che arriva da palazzo Rossini e i feedback raccolti tra laboratori privati e sindacati fanno pensare che a questo punto si tratti solo di completare il percorso partecipato. L’accordo contempla due prezzi preordinati a carico del cittadino a seconda del tipo di test che sarà commissionato dal medico di base con la ricetta bianca. A carico del sistema sanitario rimane invece il costo dell’eventuale tampone di verifica di positività.



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Si va dai 15 ai 36 euro. Quindici euro per il test cosiddetto saponetta, o qualitativo, che fornisce una reazione cromatografica. Basta una goccia di sangue e la risposta arriva in un quarto d’ora. Trentasei euro invece serviranno per i test quantitativi (così definiti perché dosano la quantità di immunoglobuline) per i quali occorre un prelievo di sangue e analisi da laboratorio. I metodi di riferimento per questo tipo di test sono due. La chemiluminescenza e il metodo Elisa. La Regione Marche si affiderà al primo: quando gli anticorpi si legano alla sostanza riconosciuta estranea dal sistema immunitario, viene emessa una luce rilevata da un sensore. Il prezzo si compone di due parti: 14 euro per ricercare l’immunoglobulina, cioè l’anticorpo, IgG (che ci dice se il paziente è stato precedentemente infettato dal virus) e altri 14 euro per cercare la IgM (la proteina che documenta se il paziente ha una infezione in corso o meno). 

Il lato del portafoglio è una parte importante ma non fondamentale: il test sierologico, è bene ricordarlo, non ha valore diagnostico pur costituendo la chiave per un sempre più alto monitoraggio della popolazione. E per questo interessa molto la Regione. La deliberà farà una scelta di campo e spingerà i test quantitativi, ritenuti più attendibili, riconoscendo una buona sensibilità anche ai qualitativi per cui inserirà nel documento, come fatto anche da altre Regioni, la lista delle aziende accreditate i cui prodotti sono ritenuti affidabili. Il tempo servito per calibrare l’accordo ha contemperato il desiderio di Regione e sindacati di calmierare i prezzi (portando a casa però uno strumento ulteriore di indagine) e le esigenze dei laboratori privati autorizzati a processarli. Sui test saponetta, per dare qualche punto di riferimento, si va dai 40 euro stabiliti in Umbria ai 25 euro dell’Emilia Romagna ritenuti troppo bassi dai privati. Alle prese con i costi per l’approvvigionamento del test e del personale, opportunamente protetto, che deve svolgere il prelievo, attendere i risultati, refertare oltre ovviamente alla remunerazione della struttura. Nella delibera ci saranno novità probabilmente per il prezzo del tampone (che ha valore diagnostico) già fissato con delibera a 70 euro. Si parla di un abbassamento a 60 euro.


Nelle Marche sono nove le strutture private autorizzate a processare i tamponi e si aggiungono alle nove pubbliche che si occupano di rispondere a tutti gli screening ordinati dal dipartimento di prevenzione della Asur, il checkpoint unico che a tutt’oggi decide se e quando un paziente sintomatico deve sottoporsi al tampone. E qui arriviamo alla parte chiave, quella che riguarda il percorso sanitario. La Regione infatti vuole indagare, ma evitando una corsa di massa al tampone o al test sierologico: su questo nei prossimi giorni chiederà la collaborazione rigorosa dei medici di base. Per un motivo: aver prodotto anticorpi non esclude che si possa avere ancora il virus e, quindi, essere contagiosi. Ecco perché in caso di positività è necessario ripetere il test ed eseguire anche un tampone, per essere certi che siano stati sviluppati gli anticorpi e che non si sia più contagiosi. E questo può maturare solo da un percorso svolto con il proprio medico e il dipartimento prevenzione Asur.
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Corriere Adriatico