Perché non regalarsi gioia e serenità con un balcone o un terrazzo fiorito dedicandoci tempo e osando in originalità? Basta giocare con i vasi e creare...
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Poi ci sono i materiali. Plastica, resina, terracotta, legno. Qui, occhio alla funzionalità. Quelli in plastica sono leggeri, solidi, durano a lungo, non costano molto, sono impermeabili e conservano meglio l’umidità del terriccio. Però non fanno circolare l’aria nel terreno e, se sono scuri, si scaldano con il rischio di stressare le radici. Poi, se hanno uno strano odore, verificare se hanno il marchio CE. Le piante non meritano di patire per i materiali tossici. Un problema che non si pone con i vasi in terracotta. Porosi, lasciano respirare la terra ma impongono annaffiature più frequenti, pesanti, sono più stabili se c’è vento ma si macchiano. Con i contenitori in legno, ci sono diversi vantaggi. Fanno circolare l’aria, lasciano filtrare l’acqua, non si scaldano ma si deteriorano facilmente. Salvo se rivestiti all’interno di zinco ma allora si perdono i vantaggi dell’interscambio aria/acqua. Comunque i vasi sono un settore dove la fantasia non ha limite: barattoli, cassette della frutta foderate di plastica, cestini di vimini, scarponi, stivali di gomma, teiere, grosse tazze, vecchie pentole. Basta valutare se il materiale assorbe o no il calore e vigilare affinché ci siano sempre fori (magari più di uno) per fare uscire l’acqua. Perché fondamentale è il drenaggio. Deve impedire il ristagno d’acqua ma non favorire la fuoriuscita del terriccio. È sufficiente, prima di mettere la terra, coprire il foro con un pezzo di coccio, un sasso piatto, una conchiglia. Il tocco da professionista: uno strato di argilla espansa. Infine il sottovaso. Deve essere più grande così è più facile con una spugna togliere l’acqua: attira le zanzare. Spesso conviene mettere degli spessori, esistono anche di ceramica, per staccare del tutto il vaso da terra e far circolare l’aria sotto. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico