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ANCONA - Dieci giorni in zona rossa, 4 in arancione e coprifuoco sempre dalle 5 alle 22. Il premier Conte ieri ha confermato le indiscrezioni che raccontavano un lockdown a singhiozzo dal 21 al 6 gennaio, con un salto di colori che sarà il vero rompicapo di queste festività: basti pensare, per esempio, che tra il primo gennaio e l’Epifania, solo lunedì 4 dicembre è stato colorato di arancione. Il prima e il dopo sarà solo e soltanto in rosso.
Ha spiegato il presidente del Consiglio: «Il 24, 25, 26, 27 e 31 dicembre e l’1, 2, 3, 5, 6 gennaio si uscirà di casa solo per ragioni di lavoro, necessità e salute. Ma abbiamo inserito una deroga per le festività: è possibile ricevere nella propria abitazione fino a 2 persone non conviventi con eventualmente i propri figli minori di 14 anni. È una misura che abbiamo pensato per consentire quel minimo di socialità che si addice a questo periodo».
Le indicazioni
Le motivazioni della stretta sono chiare: il virus continua a circolare dappertutto in Europa. »Si lascia piegare ma non sconfiggere, perciò anche tra i nostri esperti c’è forte preoccupazione che anche la nostra curva dei contagi possa subire un’impennata nel periodo natalizio.
I fondi per le attività
Per le attività che si vedono costrette a chiudere nuovamente senza possibilità di deroga, il Governo ha già attivato i ristori immediati. In particolare per ristoranti e bar a disposizione 645 milioni di euro con copertura al 100% delle perdite subite. Altro nodo da sciogliere: le funzioni religiose. «Le chiese e tutti i luoghi di culto saranno aperti fino alle 22», ha detto il premier chiarendo così il termine ultimo per la celebrazione della messa della Vigilia di Natale. «È una decisione non facile, sofferta: dobbiamo rafforzare il regime di misure necessarie per cautelarci meglio anche in vista della ripresa delle attività di gennaio». Ma il prossimo mese sarà anche quello in cui dovrebbero riaprire in presenza gli istituti superiori, dopo settimane di didattica a distanza: nell’ultimo periodo si sono accavallati i dubbi sull’opportunità di un ritorno in classe e ieri Conte ha chiuso il dibattito: «La pandemia ci sta insegnando, tra le lezioni, che dobbiamo mantenerci sempre pronti a intervenire. Abbiamo programmato al momento un recupero della didattica in presenza al 7 gennaio. Nel corso del Cdm i ministri Azzolina, Boccia, e De Micheli mi hanno informato che i tavoli presso i prefetti stanno funzionando e la macchina è già partita. Questo ci dà maggiore fiducia per la ripresa in presenza a gennaio».
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Corriere Adriatico