Africano passa alla Camera ma la Lega lo ha scaricato. Centrodestra già in fiamme. M5S e Fdi blindano il presidente contestato. Che deciderà il ministro?

Una nave da crociera al porto di Ancona
ANCONA - Se a qualcuno mancavano gli sgambetti e le triangolazioni pelose con Roma che avevano creato il clima mefitico che ha affondato il Pd delle Marche, c’è di...

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ANCONA - Se a qualcuno mancavano gli sgambetti e le triangolazioni pelose con Roma che avevano creato il clima mefitico che ha affondato il Pd delle Marche, c’è di che consolarsi. Il centrodestra alla prima nomina di peso è già spiaggiato come un balenottero con il sistema di orientamento in tilt: il dato politico sovrasta quello tecnico-parlamentare e procedurale nel giorno in cui la commissione Trasporti della Camera dà parere favorevole alla nomina ministeriale di Matteo Africano a presidente dell’Autorità di Sistema portuale Adriatico Centrale riequilibrando il rovescio imbarazzante maturato 24 ore prima a palazzo Madama. 

 

 
Le strade di Giovannini
Se l’iter ora torna al ministro Giovannini che ha tutte le strade aperte (confermare Africano definitivamente, riaprire i termini della selezione, nominare un esterno o spazzare tutto e commmissariare), nelle Marche-Houston abbiamo ufficialmente un problema. A sollevarlo è Riccardo Marchetti, commissario della Lega per le Marche, che mette nero su bianco un pesante atto di accusa per Africano in prima battuta e per il governatore Acquaroli in seconda. Che il comunicato del Carroccio parta a breve distanza dal voto (22 favorevoli con M5S e FdI in prima linea, 7 contrari e 6 astenuti tra cui ancora i leghisti) documenta una posizione ragionata a tavolino da giorni. «Come Lega - sentenzia Marchetti - riteniamo opportuno che vengano fatte tutte le opportune valutazioni prima di avallare la nomina. Sono emerse alcune incongruenze, che siamo sicuri l’ingegner Africano saprà chiarire. Si tratta di un passo indietro». A Marchetti bisognerebbe chiedere come mai proprio ora visto che il curriculum di Africano è in giro da un pezzo, le audizioni tentennanti del presidente in pectore si sono consumate il mese scorso e finora dal Carroccio c’erano stati solo silenzi. La lettura ritardata del cv di Africano autorizza l’ipotesi del fil rouge tra lo scenario nazionale in cui l’ordine di scuderia di via Bellerio è attaccare con garbata decisione («non siamo contrari - sottolinea due volte Marchetti - ma attendiamo chiarimenti») le forze della Meloni senza cadere nella bagarre. Chi invece dà fiato alle trombe è il Movimento 5 stelle che per la prima volta negli ultimi mesi si ritrova in favore di vento: «La Lega - attaccano le deputate Terzoni ed Emiliozzi a livello nazionale se ne infischia altamente di ciò che fanno o decidono i suoi rappresentanti a livello locale. Il numero uno della Lega nella regione Marchetti viene scavalcato a destra e a mancina dai parlamentari del suo partito, troppo impegnati a portare avanti la piccola guerriglia di consenso tutta interna al Centrodestra con Fratelli d’Italia. Poi c’è lo stato confusionale di Forza Italia (ieri 1 astenuto, tre a favore, ndr). Così uno dei porti più importanti dell’Adriatico viene tenuto in stand by a causa di beghe di palazzo incomprensibili». 


La difesa di ufficio


Discutibile invece la difesa di ufficio di Africano («competente e preparato») e la fotografia sulla «convergenza molto larga» che c’era sul suo nome. Nel dibattito entrano anche il Pd Mangialardi («sconfitta su tutta la linea di Acquaroli, serve un nuovo nome») e Italia Viva con Urbinati («squallido regolamento di conti nel centrodestra»). Da oggi litiganti e petulanti tutti a tirare per la giacchetta Giovannini. Che magari proprio per questo commissarierà Ancona.


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Corriere Adriatico