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ANCONA Le Marche sono isolate. Una cantilena che ci sentiamo ripetere da tempo immemore. Di solito associata alle infrastrutture medievali - dalle ferrovie alle strade - a cui la regione è stata condannata finora. Ma c’è anche un altro segmento su cui il territorio deve recuperare un ampio gap: quello delle infrastrutture immateriali. In tema di digitalizzazione non brilliamo e nel terzo millennio non è più accettabile.
Il divario
Lo ha sottolineato a più riprese anche il governatore Francesco Acquaroli, mettendo in evidenza come una maggiore connessione è la conditio sine qua non per uno sviluppo omogeneo delle Marche.
Obiettivo che per Palazzo Raffaello si traduce nella trasformazione delle Marche in un «Borgo digitale diffuso», come previsto dell’Agenda per la trasformazione digitale approvata dalla Regione nel 2021. Un territorio più smart attraverso il piano per l’infrastrutturazione delle Aree Bianche (in cui gli operatori di telecomunicazione non hanno interesse a investire), il collegamento in fibra di tutte le sedi della pubblica amministrazione, dei presidi sanitari e dei plessi scolastici. E per i servizi digitali integrati dei Comuni, Palazzo Raffaello ha aggiunto ai 7 milioni già stanziati altri 1,5 milioni di fondi Ue. Per far uscire le Marche dall’isolamento. In tutti i sensi.
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Corriere Adriatico