Marche, lo smog nella norma: «Però quei parametri devono essere rivisti»

Per l'Arpam nel primo quadrimestre 2023 non ci sono state situazioni emergenziali ma gli esperti avvertono: «Limiti molto più alti di quelli dell’Oms»

Marche, lo smog nella norma: «Però quei parametri devono essere rivisti»
ANCONA Si dice che “d’aria non si campa” ma si dice pure che “l’aria buona è mezza salute”. Pertanto, regalano tranquillità i...

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ANCONA Si dice che “d’aria non si campa” ma si dice pure che “l’aria buona è mezza salute”. Pertanto, regalano tranquillità i dati rilevati dall’Arpam. Per le 17 centraline, a norma di legge europea, non c’è stato nessuno sforamento del biossido di azoto, quell’ozono negativo deleterio prodotto dal traffico, dal riscaldamento e da tanti processi industriali. Come sono in continuo miglioramento le polveri sottili in quanto i limiti per i valori medi annuali di Pm10 e Pm2.5 sono stati pienamente rispettati. 

 


La fotografia


«La fotografia dell’anno scorso e del primo quadrimestre mettono in luce aspetti positivi - spiega la direttrice dell’Arpam Rossana Cintoli -. Non ci sono state vere e proprie emergenze. Anche i capoluoghi dove si sono verificati superamenti (il limite massimo è di 50 ug/mc) non hanno mai raggiunto il numero massimo dei 35 giorni consentiti nell’arco dell’anno». Nel 2022, sono stati 31 a Pesaro, 24 ad Ancona e 10 ad Ascoli Piceno. Mentre Macerata è maglia rosa: solo due superamenti del limite ad ottobre (70 e 55 ug/mc”); maglia nera per Chiaravalle (31 volte). Superato l’inverno, questo status quo è un asset per l’economia del tempo libero. «Rispetto a molti altri comprensori che vantano un discreto appeal turistico, le Marche - conferma la direttrice dell’Arpam - si comportano molto bene anche per merito delle sue caratteristiche territoriali e della ventilazione che dal mare risale vale verso la montagna». Tutto va bene, ma tutto potrebbe decisamente andare meglio. 


Il problema


Per Michela Maione, docente di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali all’Università di Urbino, questi dati dimostrano sì che le misure di contenimento delle emissioni degli inquinanti, quelli che determinano una cattiva qualità dell’aria, stanno producendo anno dopo anno miglioramenti ma - spiega - «non bastano, come dimostra il trend stesso. Ossia i primi anni abbiamo avuto una diminuzione drastica degli inquinanti adesso siamo al livellamento». Il problema sono i parametri troppo “gentili”. «Obbediscono alla normativa europea che prevede dei limiti molto superiori a quelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Polveri sottili che penetrano nell’apparato respiratorio e circolatorio. Non sforare purtroppo non significa che siamo al riparo. Le temperature torride dell’estate creano condizioni che contribuiscono all’innalzamento dei livelli di ozono che è tossico per l’uomo e pure fitotossico e determina una diminuzione delle rese dei raccolti agricoli». A rischio nelle Marche, i comprensori dove c’è densità di traffico e di attività produttive ma anche territori molto più riparati. «Capita che Urbino - traccia il perimetro la docente - abbia livelli di ozono superiori alla costa perché le masse d’aria inquinate provenienti da Pesaro si sono arricchite di composti organici volatili».

L'arrivo del polline

Anche l’arrivo precoce dei pollini e l’aumento delle allergie sono segni inconfondibili che la qualità dell’aria è rivelatrice di cambiamenti. Basta consultare il bollettino quotidiano pollinico regionale delle Marche gestito dall’Arpam. Registra i dati delle postazioni di Ancona, Castel Lama e Pesaro e trasmette ad un sito specifico del Ministero dell’Ambiente informazioni sul cambiamento della biodiversità e sulle mutazioni del clima. «I cambiamenti - osserva il dottor Floriano Bonifazi, già direttore del Dipartimento malattie respiratorie e allergiche di Torrette - sono gli effetti della tropicalizzazione che si traduce con la comparsa molto precoce di determinati pollini e l’allungamento dei periodi di fastidio per chi è allergico». Ma quello che lo preoccupa è lo smog. «I parametri europei sono nettamente superiori a quelli dell’Oms da oltre quindici anni e nel settembre 2021 le ha rivisti ancora più verso il basso. Picchi di questi inquinanti possono portare alla comparsa e la riacutizzazione di malattie gravi come l’asma, la bronchite, ictus, malattie neuro cardiologiche e tumori in vari organi». L’attenzione va mantenuta alta.
 

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Corriere Adriatico