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ANCONA - Annarita, lungo sguardo. Parafrasando Lucio Dalla, «lei lo sa». Tenace e determinata com’è, sa che per tornare a farcela «si deve puntare sulla ricerca, sull’innovazione». Al suo mondo di scarpe gioiello ed esili tacchi applica la formula di un lab avanzato. L’aveva detto in piena pandemia, la Pilotti, lo ribadisce oggi che la guerra si torna a combattere con bombe e tank.
Cambia il fronte, non la sua convinzione che è pronta a trasmettere, dalla fortezza fashion di Porto Sant’Elpidio della sua Loriblu, agli imprenditori di tutte le Marche. Fatturato messo a dura prova dall’insistere del Covid, meno Russia e più Africa, mercato emergente, tanta digitalizzazione, e quattro figli su quattro in azienda, a garantire il passaggio generazionale: sintesi e stimolo, per lei, che a ribaltare la vita è abituata da sempre. «Ora abbiamo il dovere di trovare la voglia di reagire». Parole che parevano presagire la sua candidatura alla guida di Confindustria, seconda donna dopo la parentesi di Maria Paola Merloni, figlia di Vittorio, che subito passò alla politica.
I passaggi
Annarita, lungo sguardo.
Le richieste
Ricomincia di nuovo. «Dal desiderio di proporre, di reinventarmi. Il mercato – aveva detto una decina di mesi fa - è saturo, c’è tutto. Tocca puntare sulla ricerca, nella consapevolezza che i buyer oggi acquistano 30 e non più 100 prodotti, com’era una volta». La sua non è solo moda, è più emozione che forma. La sfida si alza e lei l’accetta: «Riparto da qui, dall’ascoltare le nuove esigenze del consumatore». Suggerisce il passo e si fa voce comune. «Noi, nelle Marche - ricordava quand’era a metà del tunnel del Coronavirus - siamo area di crisi complessa, quindi dovremmo ottenere, come accade nelle regioni del sud, l’agevolazione del 30% sul costo del lavoro. Una richiesta, questa, che andrebbe avanzata da Palazzo Raffaello». Esprimeva necessità che erano, e sono, urgenze. Con una certezza: «Fortuna che la mia voce è forte e decisa, quella nessuno me la toglie».
Annarita, lungo sguardo, accoglie un’intera famiglia di profughi ucraini. Spalanca la casa e il cuore alla moglie e ai due bambini di uno dei buyer, il quale vive a Chernigov, con cui lavora da anni. Percorre le vie della solidarietà senza evitare i dirupi della preoccupazione per le aziende legate ai mercati dell’area dell’ex Unione sovietica. La linfa per il calzaturiero made in Marche. «La situazione è drammatica - rimarca - e il nostro comparto sta subendo una battuta d’arresto, pesantissima, proprio nel momento in cui si stava rivedendo la luce dopo due anni di buio per il Covid». Torna a chiedere aiuti immediati: cig, ristori e misure finanziarie e fiscali. Con la sua voce forte e decisa.
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Corriere Adriatico