Geo Barents, terminato lo sbarco dei 73 migranti ad Ancona: i minori restano a Senigallia, gli adulti in Lombardia. VIDEO E FOTO

ANCONA  - I primi migranti salvati al largo della Libia dalla Geo Barents sono scesi sulla banchina 22 del porto di Ancona poco dopo le 9 di questa mattina, giovedì...

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ANCONA  - I primi migranti salvati al largo della Libia dalla Geo Barents sono scesi sulla banchina 22 del porto di Ancona poco dopo le 9 di questa mattina, giovedì 12 gennaio: avvolti nelle coperte di Medici senza frontiere, con passo incerto sulla passerella mobile, sono stati affidati ai sanitari che  li attendevano nella tensostruttura della Protezione civile per prenderli in carico prima di essere condotti nelle strutture di accoglienza.

Le operazioni di sbarco sono durate tutta la mattinata e si sono concluse poco dopo le 14.30 con tutti i 73 naufraghi nei moduli della Protezione civile per completare le operazioni di accoglienza  e identificazione: due minorenni sono stati accompagnati all'ospedale di Torrette di Ancona, ma le loro condizioni non destano preoccupazione e non saranno ricoverati. La fine della missione della Geo Barents è stata accompagnata da appalusi e urla festose sulla banchina 22 e a bordo della nave.

Il prefetto di Ancona: «Situazione sotto controllo»

 «È andato tutto bene - ha sottolineato il prefetto di Ancona Darco Pellos -. C'è stato un lavoro straordinario di tutte le istituzioni coinvolte». Stando a quello che si è saputo non sono emersi casi di positività al Covid. A bordo della Geo Barents, attraccata ad Ancona 24 ore dopo la Ocean Viking che trasportava 37 migranti, circa 20 minori, che saranno condotti a Senigallia, dove alloggeranno nella struttura alberghiera gestita dalla Caritas.  Un altro carico umano di disperazione e speranza è arrivato dunque nelle Marche con la Geo Barents, la nave di Medici Senza Frontiere che ha trasportato 73 migranti  soccorsi il 7 gennaio al largo delle coste libiche.

 

 

 

Il sindaco Mancinelli: «Dà fastidio il teatrino della politica»

Secondo quanto comunicato da Prefettura e Questura i 54 migranti adulti andranno in Lombardia (probabilmente a Bresso), mentre i 19 minori verranno accolti dalla struttura alberghiera della Caritas e raggiungeranno dunque gli altri minorenni  sbarcati dalla Ocean Viking. Il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, ha  ribadito la sua posizione in merito alle polemiche sui porti di sbarco indicati dal Viminale per le navi delle Ong: «Finché faccio il sindaco, tendo a fare il sindaco e quindi a dare prevalenza al rapporto istituzionale che il Comune ha e deve avere, qualunque sia la maggioranza politica, con gli altri livelli istituzionali».

Il «teatrino della politica» suscita anche «un pò di fastidio, lascio ad altri questo palcoscenico». Il primo cittadino ha anche stigmatizzato quella che ha definito la «retorica dell'accoglienza. Ancona è una città che fa la sua parte, senza enfasi. E comunque non è la città in sé, che si fa carico, ad esempio dal punto di vista economico, dell'accoglienza, perché questo è un sistema nazionale, paga lo Stato centrale, qualche volta non è chiaro come e quando paga, però paga, come è giusto che sia, perché l'accoglienza non la possono pagare solo i cittadini del luogo dove questi poveri disgraziati toccano terra». Certo, ha sottolineato la Mancinelli «è un città che non fa le barricate, non fa stupidaggini, come peraltro vedo anche altre città».

Lo sbarco, le condizioni dei naufraghi, la polemica con il governo

La Geo Barents è entrata nel porto di Ancona poco dopo le 7.30 lo scalo marchigiano è stato assegnato dal ministero dell'Interno con un giorno di ritardo, dopo cinque giorni di navigazione a velocità ridotta a causa del maltempo. «Il meteo avverso era previsto, molto brutto, onde oltre 3 metri, ci sono persone infreddolite, ammalate indebolite, nausee e sofferenze anche tra membri del nostro equipaggio, persone abituate al mare - ha spiegato il  capomissione Msf Juan Matias Gil  -. Oltre alle sofferenze per il mare grosso, continuiamo a registrare racconti di persone torturate in Libia, anche molto giovani. Non stiamo giocando, qui si parla della vita di tante persone. Per questo avevamo chiesto al governo di riconsiderare la decisione di mandarci a 1.500 km dal luogo di soccorso, ma il rifiuto è stato categorico, senza posto per una trattativa e chi ha sofferto sono le persone a bordo». 

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Corriere Adriatico