Acquaroli si porta avanti con il modello-Mancini: Bacci è il prossimo passo. Ecco che cosa ha in mente il governatore

Acquaroli si porta avanti con il modello-Mancini: Bacci è il prossimo passo. Ecco che cosa ha in mente il governatore
ANCONA - Quando il governatore Acquaroli parla di modello Mancini per la sua Regione, come dichiarato ieri nell’intervista al Corriere, non ci sono in campo solo i quattro...

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ANCONA - Quando il governatore Acquaroli parla di modello Mancini per la sua Regione, come dichiarato ieri nell’intervista al Corriere, non ci sono in campo solo i quattro pilastri (lavoro, ricostruzione, infrastrutture e sanità) e il sogno di inaugurare la galleria della Guinza.

La carta semi-coperta dell’inquilino di palazzo Raffaello va cercata tra le nuove misure da varare in consiglio regionale a settembre che pure il governatore ha messo in fila nella sua agenda dell’autunno. 

 

 
La modifica dello statuto
Tra queste una riguarda la modifica dello statuto per inserire nello stato maggiore della Regione Marche la figura del sottosegretario, ovvero Massimo Bacci, sindaco di Jesi ormai in aria di semestre bianco alla fine del suo secondo mandato. Del tema se ne era parlato nelle quattro settimane tra lo storico risultato del centrodestra del 21 settembre scorso e la formazione della giunta: Bacci entra entrato più volte nei radar della formulazione dell’esecutivo dopo che il suo nome, in tempi non sospetti, era stato vagheggiato per una candidatura a palazzo Raffaello. Prima come vice-presidente, poi come tecnico di area Lega, infine come potenziale responsabile della sanità. È finita che è stato lo stesso Bacci a mettere un punto a tutte le chiacchiere quando ha notificato ad Acquaroli e soprattutto a Riccardo Marchetti, commissario Lega per le Marche, che non avrebbe lasciato Jesi prima della scadenza naturale in senso lato. Per intenderci, fuori dalle sfumature di grigio: anche prima della primavera 2022 ma in un tempo utile per concludere il percorso sostanziale del mandato. Ovvero autunno 2021, momento nel quale cui l’entrata di un commissario non creerebbe disagi o scompensi. 


L’implementazione della giunta


Ora che il percorso di Acquaroli si è assestato, può essere implementato l’esecutivo con quello che il governatore considera un fuoriclasse e che molti dirigenti - dentro e fuori palazzo Raffaello, compresi soprattutto gli ambiti imprenditoriali - stimano per la sua competenza. Un numero 10, per restare nell’alveo del modello-Mancini. Bacci, nel frattempo si è portato avanti con il lavoro: ha messo a disposizione la propria candidatura per l’Anci Marche, dando filo da torcere alla sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, ma soprattutto si è messo pesantemente di traverso sul piano provinciale dei rifiuti, sempre contro Ancona. Sulla prima questione ha assecondato la necessità di area centrodestra di arginare la sindaca del capoluogo; sulla seconda questione ne ha fatto invece un fatto tecnico. In ogni caso, era e resta un mondo a parte rispetto al centrodestra molto al di là della sua vicinanza a Giancarlo Giorgetti, numero due del Carroccio. Avulso dagli schemi di partito, ha costruito la sua esperienza civica partendo dal nulla e disarmando il centrosinistra a casa sua e questo lo ha fatto diventare un caso di scuola troppo ghiotto per non essere affiancato, più che arruolato. Anche il ruolo che gli ritaglierebbe Acquaroli lo collocherebbe in una fascia dove avrebbe libertà di movimento, rafforzando l’asse con la Lega e bilanciando la necessità di visione politica con alte competenze gestionali, fascia nella quale in questo momento una figura molto forte è Castelli. Nel panorama della storia andrà messa in conto anche la cautela naturale con cui Bacci si è corrazzato dopo che il suo nome è transitato con inusitata frequenza a certe latitudini. Un eccesso per la sua tendenza al basso profilo a cui Acquaroli però non vuole rinunciare.

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Corriere Adriatico