Favia: «Bisogna cambiare mentalità. Questa città uccide i suoi figli migliori»

Favia: «Bisogna cambiare metalità. Questa città uccide i suoi figli migliori»
Persa la corsa per diventare Capitale della Cultura 2022, Ancona cerca di ritrovare la sua leadership perduta. I suggerimenti di cinque tra politici e docenti universitari....

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Persa la corsa per diventare Capitale della Cultura 2022, Ancona cerca di ritrovare la sua leadership perduta. I suggerimenti di cinque tra politici e docenti universitari.

David Favia, ex deputato e consigliere regionale, quali sono gli errori che hanno finora portato Ancona a non incidere sul piano politico, in Regione come nel Parlamento?
«Ancona paga due elementi»

 

Il primo?
«È storico-filosofico. Ancona è sempre stata una città proiettata ad oriente e chiusa in se stessa»
E quindi?
«È stata nel tempo odiata dal territorio e non riconosciuta come punto di riferimento della regione. Tanto che nel corso degli anni il centro di potere si è spostato altrove, con Ancona suddita politicamente di Jesi e Fabriano. Con l’unico potente politico incarnato dal sindaco e senatore Trifogli»
Il secondo errore?
«Pur avendo espresso grandi personaggi culturali, la città è sempre stata pervasa da una mentalità commerciale mercantile, poi nel tempo diventata terziario anche grazie al pubblico impiego, che l’ha portata ad avere le ali tarpate nella crescita. Mentre altre realtà della provincia e della regione hanno avuto una mentalità più fresca».
Come se ne esce?
«Con un cambio di mentalità dinamica, anche perchè...
Che cosa?
«Questa è una città che uccide i propri figli migliori. E non fa emergere un leader. Manca completamente la capacità di catturare progettazione e risorse. Ci manca la capacità di volare alto e di attuare dinamiche importanti. E ne avremmo avuto la possibilità»
Un esempio?
«Se solo fosse andato avanti il progetto Cotecchia pensato per il lungomare. Si sarebbe potuto spostare il porto commerciale magari ampliato con alcune penisole a mare e realizzato una sorta di dentro-porto come una sorta di cittadella del divertimento a due passi dal centro».
Ma per il futuro che cosa serve per poter contare di più?
«Un volersi bene finalmente. E..
E?


«Forse sarà un’utopia ma auspico un’unione di intenti politici, al di là degli schieramenti di destra e sinistra. Abbiamo una classe politica insufficiente che dovrebbe sostenere unitariamente una classe dirigente gradita od anche indicata da destra a sinistra di alto profilo per un progetto decennale. Dato obbligatorio la solidarietà». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico