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ANCONA - Sfumato il sogno di Capitale della cultura, il capoluogo cerca il riscatto. Politica, sport, infrastrutture, economia e svago: cinque capitoli per il rilancio. La città vale più di come appare, deve trovare la via per crescere.
Alessandro Sartarelli, amministratore unico di E20 Divertenti: Covid a parte, ad Ancona non esiste più una discoteca. Perché?
«Perché gli imprenditori del settore sono stati lasciati soli.
C’è invidia per i vicini?
«Più che altro, ammirazione. Civitanova è diventata la nuova Riccione, d’estate, in tempi normali, ha tre discoteche ed è in prima linea sul piano del divertimento. Da Ancona, invece, i giovani scappano: la movida è morta».
Manca spirito imprenditoriale?
«Non penso. Piuttosto, manca la volontà di aiutare il nostro settore. Fermo restando il rispetto delle regole e della sicurezza, che deve venire prima di tutto, evidentemente in altre città gli imprenditori vengono favoriti dalle Amministrazioni comunali, non frenati».
È anche vero che dopo Corinaldo il mondo del by night è completamente cambiato.
«Sì, ma dappertutto. Eppure altrove il settore regge, mentre i giovani anconetani sono costretti a mettersi in auto e macinare chilometri per trovare una discoteca. Di sicuro l’assenza di un lungomare è un problema strutturale penalizzante. Ma forse in altre città non si chiede l’impossibile a un imprenditore che vuole organizzare una festa: purtroppo siamo passati da un estremo all’altro e a rimetterci è l’appeal della città sui giovani».
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Corriere Adriatico