La città senza discoteche, Sartarelli: «La movida è morta? Gli imprenditori vanno sostenuti»

La città senza discoteche, Sartarelli: «La movida è morta? Gli imprenditori vanno sostenuti»
La città senza discoteche, Sartarelli: «La movida è morta? Gli imprenditori vanno sostenuti»
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 20 Gennaio 2021, 10:49 - Ultimo aggiornamento: 11:11

ANCONA - Sfumato il sogno di Capitale della cultura, il capoluogo cerca il riscatto. Politica, sport, infrastrutture, economia e svago: cinque capitoli per il rilancio. La città vale più di come appare, deve trovare la via per crescere.

Alessandro Sartarelli, amministratore unico di E20 Divertenti: Covid a parte, ad Ancona non esiste più una discoteca. Perché? 
«Perché gli imprenditori del settore sono stati lasciati soli. Il governo locale probabilmente ha puntato su altre offerte, nell’ottica di una città più tranquilla. Ma è un peccato perché a 30 chilometri di distanza esistono realtà più piccole, come Civitanova e Senigallia, che si sono indirizzate su politiche giovanili diverse e hanno riscosso grande successo. Potrebbe essere lo spunto per una ripartenza, quando usciremo dall’incubo della pandemia». 

C’è invidia per i vicini? 
«Più che altro, ammirazione. Civitanova è diventata la nuova Riccione, d’estate, in tempi normali, ha tre discoteche ed è in prima linea sul piano del divertimento. Da Ancona, invece, i giovani scappano: la movida è morta». 
Manca spirito imprenditoriale?
«Non penso. Piuttosto, manca la volontà di aiutare il nostro settore. Fermo restando il rispetto delle regole e della sicurezza, che deve venire prima di tutto, evidentemente in altre città gli imprenditori vengono favoriti dalle Amministrazioni comunali, non frenati». 
È anche vero che dopo Corinaldo il mondo del by night è completamente cambiato. 
«Sì, ma dappertutto.

Eppure altrove il settore regge, mentre i giovani anconetani sono costretti a mettersi in auto e macinare chilometri per trovare una discoteca. Di sicuro l’assenza di un lungomare è un problema strutturale penalizzante. Ma forse in altre città non si chiede l’impossibile a un imprenditore che vuole organizzare una festa: purtroppo siamo passati da un estremo all’altro e a rimetterci è l’appeal della città sui giovani». 

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