Alberto Rossi acquista l’area ex Bunge: ecco la Silicon Valley nel porto di Ancona

Alberto Rossi acquista l’area ex Bunge: ecco la Silicon Valley nel porto di Ancona
ANCONA Una Silicon Valley nel cuore del porto di Ancona. Nome in codice: progetto Eagle. È il visionario piano targato Frittelli Maritime Group che andrà a...

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ANCONA Una Silicon Valley nel cuore del porto di Ancona. Nome in codice: progetto Eagle. È il visionario piano targato Frittelli Maritime Group che andrà a riqualificare la tormentata area ex Bunge del golfo dorico per realizzare quello che il presidente del gruppo Alberto Rossi ha definito «il più importante intervento per la logistica degli ultimi 50 anni». Con i suoi 20mila metri quadri di magazzini specializzati, «sarà in grado di attrarre anche merci che oggi non arrivano nel nostro porto». 

 


Dove sorgerà

Realizzati nella parte retrostante le banchine 19, 20 e 21, saranno dotati di un impianto fotovoltaico capace di produrre energia elettrica per 2mw/h, «in grado di soddisfare le esigenze energetiche di 600-700 famiglie. Parte dell’energia - ha spiegato Rossi, ieri, durante l’evento organizzato alle Muse di Ancona per celebrare i 120 anni del Fmg - verrà utilizzata dall’attività, il resto verrà venduta contribuendo all’obiettivo dell’Autorità portuale di ridurre del 30% l’emissione di gas serra nel porto di Ancona entro il 2025». Green e futuristico, il nuovo corso dell’area ex Bunge prevede anche la realizzazione di una struttura in acciaio e cristallo sopra i silos dove saranno ospitati non solo gli uffici della Fmg, con tanto di aree ricreative e palestra per i dipendenti - in puro stile Silicon Valley, appunto - ma una parte dei locali sarà destinata ad «eventi aperti alla città, mostre o progetti da portare avanti con le Università», traccia la rotta il patron di Fmg. Nell’attesa di vederla rinascere dalle ceneri come l’Araba fenice, l’area nel cuore del porto dorico è stata in gran parte bonificata, con più di 4mila metri quadri di amianto già rimossi. L’acquisto dell’ex Bunge da parte di Fmg non è stato una passeggiata, come ha ricordato ieri lo stesso Rossi: «La non semplice trattativa per acquistare l’area dalla multinazionale americana era iniziata nel 2021, ma siamo riusciti a diventarne proprietari solo nel 2022. Ora vogliamo recuperarla, dopo che la multinazionale l’ha tenuta inattiva per 12 anni». Una storia decisamente travagliata, quella dell’area ex Bunge: un primo tentativo di riprendere l’area era stato fatto, anni fa, dall’Autorità di sistema portuale, che nella trattativa con la multinazionale americana proprietaria aveva chiesto di decurtare dalla cifra per l’acquisto quella necessaria alla bonifica dell’amianto. Trattativa però finita in un nulla di fatto. Una zona nevralgica del porto che sembrava destinata all’oblio. Invece ora si candida a diventare non solo polo logistico fondamentale per lo sviluppo del traffico merci del porto, ma anche punto di riferimento sociale e culturale per la città.

 

L’auspicio

Un’integrazione porto-città «che non può che renderci felici», il commento della sindaca di Ancona Valeria Mancinelli, padrona di casa all’evento di ieri. «Un progetto molto significativo: intanto perché recupera in termini produttivi, oltre che di rigenerazione urbanistica, un’area importante dentro il porto. Che poi siano anche innestate possibilità di avere un utilizzo esteso all’intera città, è segno importante in un rapporto ineludibile che va gestito con intelligenza». Resta poi l’auspicio, espresso dallo stesso Rossi, di spostare l’attracco dei traghetti in quella zona portuale, facendo risparmiare circa 180mila chilometri di percorrenza delle imbarcazioni con benefici ambientali e di costi.
 

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Corriere Adriatico