Alluvione, un anno dopo: le foto inedite della tragedia marchigiana: «Una paperella per bimbi sopra il fango come simbolo e monito della distruzione»

Il racconto di Domenico Giannantonio: "Arrivavo da Reggio Emilia, trovai un deserto. Dedico questi scatti ai bambini e alle famiglie non ci sono più"

Alluvione, un anno dopo: le foto inedite della tragedia marchigiana
CORINALDO «Una immane superficie monocroma di detriti, di distruzione e di terra totalmente coperta dal fango». Domenico Giannantonio risiede a Reggio Emilia ed...

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CORINALDO «Una immane superficie monocroma di detriti, di distruzione e di terra totalmente coperta dal fango». Domenico Giannantonio risiede a Reggio Emilia ed è un appassionato fotografo. Domenico si trovava lungo la valle del Misa, quella che da Senigallia va verso la collina, alcuni giorni dopo il terribile alluvione del 15 settembre 2022, quando  l'acqua ancora presente iniziava a stagnare e il fango,  solidificandosi,  si frammentava disegnando non solo metaforicamente un mosaico intriso di angoscia, una spessa ragnatela di dolore. «Mi ero recato a Corinaldo - racconta - per il Premio Mario Carafoli (il concorso fotografico in memoria del giornalista, scrittore e fotografo corinaldese, ndr) e fotografai come si presentava allora il territorio. Volevo che qualcosa mi restasse per il futuro». Quelle foto, oggi, arrivano a noi come nuova ennesima testimonianza visiva. E a distanza di un anno hanno ancora la forza di colpire alla bocca dello stomaco, di impressionare come un fantasma ancora presente. «Un deserto della distruzione» è stata la definizione di alcuni scatti.

In ricordo del piccolo Mattia

«Nel mentre osservavo, turbato, come un piccolo fiume normalmente  frequentato da pescatori, utilizzato dagli agricoltori, percorso da camminatori - spiega ancora Domenico, a corredo di alcuni scatti inviati al Corriere Adriatico -, si fosse trasformato in un terribile distruttore, l’occhio mi cadde su un piccolo gioco, una paperella, uno di quei giochi con i quali i bambini vengono allietati durante il bagnetto, che si era fermata sopra un cumulo di macerie. Non l’avrei vista, se non fosse stata là sopra, quasi un segnale o forse un monito. E in quel momento ho pensato al piccolo Mattia e a tutti i bambini che le catastrofi – naturali o umane che siano - si portano via, vietando loro il diritto alla vita, il diritto alla felicità, il diritto all’esistenza. A Mattia e ai bambini che non ci sono più, e alle loro famiglie, vorrei dedicare questa mia, con le fotografie che scattai allora»

 

 

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Corriere Adriatico