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ANCONA - Parente dell’indivia, come lo sono tutte le cicorie, la scarola è quella che d’inverno riscontra a tavola maggior successo. Lo deve al suo sapore meno amarognolo, leggermente più delicato che permette, fresca, di rimpiazzare l’insalata e diventa un contorno bollita, stufata addirittura ripiena.
La scarola “mbuttunata”, farcita di uva passa, olive nere, acciughe, pinoli e capperi è un succulento piatto tipico natalizio della Campania.
Nella nostra regione, quasi 500 ettari sono dedicati alla coltivazione della scarola e dell’indivia riccia per una produzione totale che l’anno scorso è stata stimata in 15.891 tonnellate, realizzata al 97% nelle Marche al Sud del Conero. Leader è la provincia di Macerata con 7738 tonnellate, seguita dalla provincia di Ascoli (4555), poi di Fermo (3108) mentre Ancona produce 400 tonnellate e Pesaro Urbino solo 90.
Cuore giallo bianco
Riconoscere l’indivia riccia dalla scarola è facile.
Coltura non meccanizzata
«La scarola, è una varietà che vanta una buona resa, circa 30-40 tonnellate ad ettaro, ma ha però costi di mano d’opera elevati poiché è impossibile meccanizzare la raccolta e la tecnica dell’imbianchimento» osserva il perito agronomo Mirco Romitelli. Agricoltore a Montelupone nella valle del Potenza vende i suoi ortaggi direttamente nei mercatini di Campagna Amica della Coldiretti a Macerata, Civitanova Marche e Porto Recanati. «Il colore del cuore – incalza - è associato alla tenerezza della pianta e determina, anzi condiziona purtroppo l’acquisto anche se è tutto relativo perché rimane tenera anche con un cuore tendente al verde». Questa settimana vende l’ortaggio a 2 euro al kg nei mercatini rionali mentre al bancone del supermercato ha un prezzo che varia dai 2,38 ai 2,98 euro al kg. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico