Resistenza, medaglia d’oro a San Severino. Di Segni: «Un luogo di ospitalità e riscatto»

Resistenza, medaglia d’oro a San Severino. Di Segni: «Un luogo di ospitalità e riscatto»
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SAN SEVERINO  - Da ieri il gonfalone della Città di San Severino Marche è ufficialmente decorato con la Medaglia d’oro al merito civile. L’ “aureo simbolo” di altissimo riconoscimento nazionale, è stato posto dal prefetto di Macerata, Flavio Ferdani, subito dopo la lettura della motivazione con la quale, il 20 aprile scorso, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha formalizzato la concessione dell’onorificenza.

 

«Durante il periodo bellico – si legge nella motivazione di conferimento della medaglia - partecipò alla lotta partigiana, ospitando e sfamando centinaia di sfollati. Fu teatro di uccisioni, di numerose fucilazioni e di rastrellamenti ad opera delle truppe tedesche e a danno della popolazione. Esempio di estremo sacrificio e di virtù civiche. 1943/1945 - San Severino Marche».

Accanto al prefetto, in una cerimonia solenne ospitata al teatro Feronia, il sindaco della Città, Rosa Piermattei, che ha voluto vicino a sé anche il baby sindaco del Consiglio dei ragazzi, Marta Di Gaetano. Sul palco i testimoni di quegli anni in cui San Severino diede un pesante contributo, anche in termini di vite umane: il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni («Questa città è un luogo di ospitalità e riscatto», ha detto), i fratelli Elio e Frida e il cardinale Edoardo Menichelli. Tutti testimoni, anche se in realtà Riccardo Di Segni non era ancora nato, di quanto venne offerto dalla popolazione locale a chi fu costretto a rifugiare qui, ma non solo.

Già cittadini onorari di San Severino Marche dal 2011, i Di Segni sono la memoria viva di quei tempi e delle imprese del loro capostipite, il dottor Mosè Di Segni, medico pediatra partigiano che fu protagonista della lotta di Liberazione nel territorio settempedano nelle fila del Battaglione Mario. Grazie a lui molte persone ebbero salva la vita. Quando egli con la sua famiglia arrivò in città trovò ospitalità nella piccola località di Serripola dove a giocare con loro, e i ragazzini del posto, c’era anche il piccolo Edoardo Menichelli. Ha mostrato la foto di tre bambini intenti a passare un momento insieme. L’immagine ritrae lui con i fratelli Frida ed Elio Di Segni. «Eravamo come un’unica famiglia», ha detto. Piermattei ha voluto dedicare la giornata al partigiano Bruno Taborro.

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Corriere Adriatico