San Severino, triste addio a mamma Ilaria: «Volerai come una farfalla»

San Severino, triste addio a mamma Ilaria: «Volerai come una farfalla»
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SAN SEVERINO - Un cuore giallo di cartone alla base del feretro in chiesa, un altro di legno agganciato alla bara ed alla foto in primo piano di sua madre con la scritta «A mamma». È stato l’ultimo, struggente saluto del figlio, opportunamente assente alla funzione, ad Ilaria Raggi, - la 44enne settempedana morta dopo una settimana di strenua lotta all’ospedale di Torrette, ad Ancona, successiva ad un terribile incidente stradale lungo la Murattiana avvenuto martedì 15 maggio -, nella chiesa di Santa Maria della pieve, in un afoso pomeriggio.

 
Il vicario foraneo don Aldo Romagnoli ne ha proposto un commovente ricordo: «Eri bambina quando ti ho conosciuta con gli scout. Rammento la paura che ci facesti prendere una volta per una caduta dalle scale con conseguente ricovero ed un giorno trascorso in osservazione. Ricordo il tuo dolore quando ci lasciarono un tuo giovane amico (anche lui per un incidente stradale, 24 anni fa, ndr) e tuo padre Cecco, che era anche mio amico, e la vicinanza con tuo figlio che portasti fra gli scout. Poi il terremoto e la scelta di una casa lontana. Ho continuato ad apprezzare la tua voglia di vivere, il tuo sorriso, la tua forza. Ora il cammino si ferma, ma solo in apparenza. Il tuo è un viaggio verso l’Infinito, verso Dio». Don Aldo ha invitato a non considerare la morte come l’ultimo atto.

«È il termine del cammino nella vita, ma non della vita. È solo l’affacciarsi in un’altra dimensione. Come il bozzolo che contiene la crisalide che si rompe, ma libera una bella farfalla». Don Aldo ha avuto parole di consolazione anche per il figlio di Ilaria: «Non l’hai persa del tutto, è in un’altra casa, ma puoi ancora ascoltarla e dirle grazie nella preghiera». Il brano del Vangelo di Luca sulla morte e resurrezione del Cristo ha suggerito al sacerdote domande sul senso della vita: «Dio, perché non ci fermi quando corriamo verso la morte? Quando il dolore invade l’anima, le parole non aiutano. La nostra speranza è di affidarci a Dio nella vita, come ci dice Gesù in croce». Don Aldo si è rivolto infine a tutti: «La vita è bella ma fragile; non ne siamo i padroni ma solo i custodi. Ogni istante è prezioso, non sprechiamolo». Prima dell’ultimo viaggio alla volta del cimitero di San Michele il ricordo di chi ha vissuto il post terremoto in camper: «Con la tua grinta riuscivi a trascinare chi si sentiva abbattuto, sempre pronta a rimboccarti le maniche. Il terremoto ci ha tolto tanto, ma ci ha dato la tua amicizia». Un’anziana amica della madre ha ricordato il suo gesto generoso: «Ti ho vista crescere ed andartene troppo presto. La tua scelta di donare gli organi è stato un grande atto di generosità». Poi il distacco, sulle note di «Every Breaking Wave» degli U2. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico