Ultimi giorni in Dad per le quinte. Il preside: «Così tutelo gli esami di maturità», ma gli insegnanti mugugnano

Una foto di repertorio del Liceo Leopardi
RECANATI - L’ultimo giorno di scuola al termine di cinque anni di liceo. Quello che per tutti gli studenti, in qualsiasi periodo prima della pandemia, sarebbe stato...

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RECANATI - L’ultimo giorno di scuola al termine di cinque anni di liceo. Quello che per tutti gli studenti, in qualsiasi periodo prima della pandemia, sarebbe stato indimenticabile e ricco di abbracci, pianti, scherzi e gavettoni, in tempi di Covid potrebbe trasformarsi in un focolaio e mettere a rischio gli esami di maturità. È per evitarlo che il dirigente del liceo Leopardi di Recanati, Claudio Bernacchia, ha deciso di istituire la didattica a distanza per gli ultimi tre giorni di scuola. 

 

 
Una decisione che ha destato qualche malumore all’interno del corpo docenti ma che, stando a quanto riferisce il preside, sarebbe stata ben accolta dalle famiglie dei ragazzi. «Questa decisione - dice Bernacchia - si è resa necessaria per salvaguardare gli esami di maturità. È una precauzione. Fino al primo giugno le lezioni proseguiranno in presenza al 100%, come da un mese a questa parte. La didattica a distanza è stata decisa solo per i giorni 3, 4 e 5 giugno. Se qualcuno dovesse risultare positivo - spiega - l’intera classe finirebbe in quarantena, mettendo a serio rischio l’esame di maturità, visto che sarebbero necessari 15 giorni di quarantena. In questo modo, invece, cerchiamo di evitare le “manifestazioni” caratteristiche dell’ultimo giorno di scuola. Sappiamo bene - ammette - che al termine dei cinque anni delle scuole superiori i ragazzi si lasciano andare ad abbracci e momenti di spensieratezza. Questo, alla fine di un anno scolastico tanto particolare quanto quello della pandemia, non possiamo permettercelo».

Una limitazione che potrebbe dispiacere agli studenti dell’ultimo anno, gli stessi che arriveranno comunque all’esame di maturità con la stanchezza di un anno difficile e duro anche sotto il punto di vista psicologico: «So bene che ci potrebbero essere dei positivi anche durante gli esami - ammette il dirigente - ma in quel caso, essendo solo colloqui orali, riguarderebbe il singolo candidato e non l’intera classe».

Deluso, comunque, Claudio Bernacchia dalle polemiche che hanno riguardato la sua decisione: «Viviamo in un Paese in cui la ragionevolezza viene messa al bando - dice - , si ragiona per pregiudizi. Le famiglie sono d’accordo, perché capiscono di cosa stiamo parlando. Si sta cercando di portare le classi quinte all’esame di maturità nel migliore dei modi, in un anno scolastico già difficilissimo. Hanno apprezzato che nell’ultimo mese le classi siano venute sempre in presenza. La responsabilità è mia - conclude - e credo che in qualche modo io mi debba preoccupare di questa situazione».
 

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Corriere Adriatico