Recanati, giovane picchiata e insultata da padre e fratello perché veste all'occidentale

Una vittima di violenze
RECANATI - Picchiata e insultata da padre e fratello perché si vestiva “all’occidentale”. Ieri in aula anche la madre e un altro fratello hanno...

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RECANATI - Picchiata e insultata da padre e fratello perché si vestiva “all’occidentale”. Ieri in aula anche la madre e un altro fratello hanno testimoniato riferendo che, diversamente dalle accuse, la figlia (e sorella) era trattata benissimo in casa. Ma non è bastato, padre e figlio sono stati condannati entrambi, a due anni e quattro mesi il padre, due anni il fratello. I fatti sarebbero avvenuti a Recanati tra l’aprile del 2016 e maggio del 2017. 

Secondo l’accusa, ieri sostenuta in aula dal pubblico ministero Marco Tarquinio Severini, padre e fratello di una 24enne macedone avrebbero sottoposto la ragazza a maltrattamenti continui, sia fisici sia psicologici. I due uomini, di 57 e 27 anni, le avrebbero dato della “drogata”, della donna dai facili costumi, minacciandola di ucciderla se avesse frequentato ragazzi italiani. Un giorno la ragazza era stata picchiata da padre e fratello appena uscita dalla caserma dei carabinieri.

 
Ad aprile del 2017 il padre, dopo averla vista salire in macchina di un ragazzo italiano aveva afferrato la maniglia della portiera per cercare di aprirla e bloccare l’auto. 
Pochi giorni dopo, il 57enne era andato in ospedale in stato di agitazione, lì intervennero due carabinieri e l’uomo se la prese anche con i militari offendendoli sia in italiano, sia nella sua lingua madre. Alla fine la ragazza si rivolse a un centro antiviolenza e successivamente entrambi i familiari sono finiti sotto processo, al padre sono stati contestati i reati di maltrattamenti in famiglia, tentata violenza privata e oltraggio a pubblico ufficiale, al figlio il reato di maltrattamenti in famiglia. 

Ieri in aula la moglie del 57enne e un figlio sono stati sentiti come testimoni. Entrambi hanno negato che la figlia/sorella fosse stata maltrattata, piuttosto, sarebbe cresciuta in un ambiente assolutamente tranquillo. Testimonianze che non hanno convinto né il pubblico ministero che ha chiesto la condanna a due anni e otto mesi per il padre e due anni per il figlio, né il giudice Federico Simonelli che ha accolto quasi completamente le richieste del pm, solo per il padre ha quantificato una pena di poco più lieve: due anni e quattro mesi. Gli imputati erano difesi dall’avvocato Nicola Piccinini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico