RECANATI - Giovane mamma morì dopo il parto, ginecologo condannato a un anno di reclusione. In solido con l’Asur dovrà pagare più di 200 mila euro di...
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La sentenza di primo grado è arrivata a circa cinque anni dal tragico fatto. Il 19 ottobre del 2011 Alketa Baloshi, trentacinquenne di origine albanese, si era sottoposta al taglio cesareo all’Unità operativa di Chirurgia dell’ospedale di Recanati. Era mezzanotte e mezza. Dell’equipe medica facevano parte i due ginecologi, Maurizio Lojacono, 55 anni di Filottrano e Luciana Mattei, 64 anni di Ancona, un’ostetrica e un’infermiera (le ultime due erano state assolte in abbreviato). L’intervento durò poco meno di mezz’ora. Secondo l’accusa – l’indagine era stata coordinata dal sostituto procuratore Enrico Riccioni – nel corso del taglio cesareo era stata lesionata l’arteria iliaca interna di sinistra, ma l’intervento era stato portato a termine senza che nessuno si accorgesse del sanguinamento in atto e quindi senza arrestare tempestivamente l’emorragia.
Per la Procura lo choc conseguente alla progressiva perdita ematica fu trattato con estrema lentezza e in modo inadeguato. Il secondo intervento, di isterectomia (l’asportazione dell’utero), infatti, fu praticato solo alle 6 del mattino. La giovane mamma, che cinque ore e mezza prima aveva dato alla luce uno splendido bambino, Alessio, venne trasportata in condizioni critiche all’ospedale di Civitanova. Dopo poche ore i medici decisero di trasferirla all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona dove morì diversi giorni dopo, il 3 novembre. Erano le 11.30. Dopo la morte di Alketa Baloshi, il marito, Sokol Kadiu, operaio metalmeccanico di 42 anni residente a Recanati, rimasto da solo con un figlio che non ha mai visto gli occhi della madre, si è rivolto a un avvocato, Andrea Canalini, per seguire l’iter giudiziario e contribuire alla ricostruzione dell’accaduto. Lojacono è stato condannato a un anno, Mattei è stata assolta.
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Corriere Adriatico