RECANATI - Quella strada di campagna che corre al fianco del fiume Musone nella frazione Addolorata nell’estremo lembo del territorio di Recanati che confina con la...
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La gran quantità di materiale è stata ritrovata nel deposito della vecchia fabbrica di armi Patarca, specializzata nella produzione di cartucce, poi ceduta alla Ferlegno che pure ha chiuso i battenti. Le 72 casse contenevano gli inneschi dei proiettili, vale a dire quella parte inferiore sotto l’ogiva e il bossolo contenente la sostanza deflagrante che fa esplodere la polvere da sparo nel bossolo. Gli inneschi erano chiusi in buste di plastica e conservati nelle casse, particolare che conferma il fatto che si tratti di materiale di produzione dell’azienda mai smaltito e non depositato di recente con intenzioni criminali. Il deposito dell’ex fabbrica, la “casermetta” come la chiamano gli abitanti del posto, è ormai quasi invisibile, sommerso com’è dalla vegetazione, tanto che per arrivarci è stato chiesto l’aiuto della polizia locale. Solo la sommità sporge da terra, anche perché questo genere di costruzioni doveva essere realizzato con le pareti semiaffondate nel terreno, per ridurre gli effetti di eventuali esplosioni.
Del ritrovamento è stata informata la procura della Repubblica di Macerata che ha posto sotto sequestro lo stabile per valutare se vi sono rilievi penali relativi all’abbandono in queste condizioni di tale materiale e al suo mancato smaltimento da effettuare, naturalmente, attraverso procedure speciali. Tutte le casse sono state rimosse dalla squadra degli artificieri di Ancona, prima trasportate nella zona dell’Acquara e poi trasferite in un deposito della polizia a Senigallia, dove saranno smaltite. Alcuni fusti contenenti diluente (un materiale molto corrosivo) sono stati rimossi dall’Arpam di Macerata per la valutazione della loro natura. L’operazione è stata lunga e delicata, sebbene il pericolo di esplosione non fosse ritenuto molto alto, che dalle cinque della mattima si è protratta fino alle otto di sera.
Risolto il problema dello stoccaggio del materiale esplosivo, resta quello dell’eternit che è stato rinvenuto sulla copertura del deposito. Anche questo materiale dovrà essere smaltito secondo procedure speciali, per evitare che il materiale si sbricioli e liberi nell’aria l’amianto con le immaginabili conseguenze. Da stabilire a chi spetta la delicata operazione di smaltimento e chi pagherà i relativi costi. Intanto, però, per definire il quadro dell’intera vicenda si attendono le conclusioni dell’indagine della magistratura. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico