Il cuore grande della Croce Rossa e le famiglie ucraine accolte: c’è anche un neonato di 12 giorni

Il cuore grande della Croce Rossa e le famiglie ucraine accolte: c’è anche un neonato di 12 giorni
POTENZA PICENA  - La Croce Rossa di Porto Potenza è in prima linea per aiutare i profughi ucraini che scappano dalla guerra. Sin dai primi giorni dei bombardamenti gli...

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POTENZA PICENA  - La Croce Rossa di Porto Potenza è in prima linea per aiutare i profughi ucraini che scappano dalla guerra. Sin dai primi giorni dei bombardamenti gli ucraini residenti in zona si sono messi in contatto con i volontari per chiedere aiuto nel ricongiungimento con i familiari. Da quel momento una vera e propria catena di solidarietà ha preso vita in città.

 

«Ci stiamo muovendo su più fronti come ente internazionale - spiega il presidente Matteo Carlocchia -. Il primo è, appunto, quello che riguarda il ricongiungimento familiare. Inoltre abbiamo già fatto le prime accoglienze. Grazie alla disponibilità del Comune, con il sindaco Noemi Tartabini che si sta spendendo in prima persona, e del Natural Village, ci sono stati messi a disposizione cinque appartamenti a cui comunque se ne dovranno aggiungere altri perché non basteranno. Ad oggi sono due le famiglie accolte: donne e bambini, uno dei quali ha solo dodici giorni». L’impegno messo in campo dall’associazione di Porto Potenza è dettato dalle linee guida della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezza luna rossa.

«I profughi conoscono la Croce Rossa e, non appena arrivano in Italia, è tra i primi organi a cui fanno riferimento. Appena arrivano - spiega - li accompagniamo nelle farmacie comunali che si stanno rendendo disponibili per i tamponi gratuiti. Poi li portiamo in questura per fargli ottenere il permesso di soggiorno temporaneo che dovrebbe durare 180 giorni: questo permette loro di ricevere la tessera sanitaria provvisoria per avere l’assegnazione del pediatra o del medico di base». Una accoglienza che vede tanti attori in campo, tra cui anche il gruppo Scout cittadino. «Il Comune - dice il presidente Carlocchia - ci ha messo a disposizione degli spazi dove custodire il cibo e i vestiti da consegnare a chi arriva senza niente».

 

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Corriere Adriatico