Delitto di Pamela, niente overdose «Uccisa da due coltellate»

Delitto di Pamela, niente overdose «Uccisa da due coltellate»
MACERATA - Le foto del corpo devastato di Pamela mostrate in aula, l’udienza celebrata a porte chiuse, le frizioni tra medici legali e alla fine l’accelerazione che ha...

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MACERATA - Le foto del corpo devastato di Pamela mostrate in aula, l’udienza celebrata a porte chiuse, le frizioni tra medici legali e alla fine l’accelerazione che ha spiazzato tutti: il 15 maggio potrebbe chiudersi il processo a carico di Innocent Oseghale. La quarta udienza fiume del processo nei confronti del nigeriano accusato dell’omicidio di Pamela Mastropietro – ma anche di vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere e violenza sessuale – è stata probabilmente la più dura al livello emotivo, la più importante al livello processuale e la più lunga in termini temporali (andata avanti ad oltranza per circa undici ore, dalle 9 alle 20, con tre brevi pause). 


 


“Vogliamo vedere la verità” avevano scritto alcuni manifestanti su uno striscione esposto all’esterno del Palazzo di giustizia, ma a loro la verità di ciò che è stato fatto a Pamela non è stato consentito vederla. Per «garantire il sereno svolgimento del dibattimento» e per «tutelare la giovane vittima» la Corte d’Assise ha disposto che l’udienza si svolgesse a porte chiuse ammettendo in aula solo giornalisti e i parenti di Pamela. Una decisione accolta non di buon grado con qualcuno che nell’uscire ha applaudito per protesta. Ma una volta chiuse le porte in aula è andato in scena l’orrore. «Il 31 gennaio 2018 ho lavorato dalle 11 di mattina alle 23», ha esordito Antonio Tombolini, il medico legale che ha effettuato la prima ispezione cadaverica su delega della procura.

Il consulente ha illustrato la sua attività mostrando alcune delle foto scattate nella sala settoria dell’obitorio: in una si vedevano le due valigie aperte da cui emergevano i pezzi della 18enne, fuori in primo piano il capo di Pamela. Altre foto ritraevano parti della ragazza, tagliati, alcuni scarnificati, altri come porzioni del tronco senza pelle e senza viscere a cui, senza la spiegazione del consulente, sarebbe stato difficile attribuire a quale porzione del corpo appartenessero. Per Tombolini chi l’ha ridotta così è «una persona abituata a sezionare un maiale. È stato un lavoro fatto in maniera estremamente intelligente. Non ha amputato, ha disarticolato».


Tombolini non ha proseguito gli accertamenti perché la procura ha poi affidato l’incarico, pochi giorni dopo, al medico legale Mariano Cingolani e al tossicologo Rino Froldi. Quest’ultimo ha escluso che Pamela sia morta per overdose. Ma già qualche ora prima dell’audizione di Froldi, è stato Cingolani a togliere ogni dubbio circa la causa della morte: due coltellate inferte al fegato. Due coltellate che il medico legale ha dovuto ricostruire ricongiungendo i pezzi dal momento che il torace scarnificato era in una valigia, il fegato in un’altra. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico