Teme ritorsioni per la sua famiglia, interprete nigeriano chiede protezione. L'imputato conosce Oseghale

Il Tribunale
MACERATA - L’imputato conosce Innocent Oseghale e l’interprete che ha tradotto le intercettazioni della procura in entrambe le indagini teme per eventuali ritorsioni...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
MACERATA - L’imputato conosce Innocent Oseghale e l’interprete che ha tradotto le intercettazioni della procura in entrambe le indagini teme per eventuali ritorsioni nei confronti della propria famiglia, in aula viene apposto un paravento per evitare che l’imputato possa vederlo. È accaduto ieri in tribunale. Erano da poco passate le 14 quando è stato chiamato il processo a carico di un nigeriano di 23 anni accusato di molteplici cessioni di eroina e marijuana, in totale circa un chilo di droga. Parallelamente alle indagini sull’omicidio della diciottenne romana i militari avviarono altre attività per ricostruire la rete di spaccio intessuta dai nigeriani. Dall’analisi dei tabulati telefonici del pusher finito ieri sul banco degli imputati, i militari tracciarono i contatti tra gli spacciatori connazionali accertando che il 23enne conosceva Oseghale (condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Pamela Mastropietro) e altri venditori di droga a lui vicini. Per la procura il 23enne è il capo di un sodalizio di pusher. Nel corso delle indagini i testi delle intercettazioni furono tradotti in italiano dallo stesso interprete che effettuò le traduzioni nel procedimento a carico di Oseghale e il traduttore, i cui parenti vivono tutt’ora in Nigeria, temendo eventuali ritorsioni, ha chiesto che venisse tutelata la sua privacy. 

  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico