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MACERATA Lutto nel mondo dell’arte maceratese. Si è spento ad Oslo, dove viveva da molti anni, l'82enne Marco Pannaggi, primogenito del grande artista del futurismo Ivo, che ha dedicato tutta la sua esistenza a valorizzare la figura del padre, fondando a Macerata il Centro studi Pannaggi che in oltre dieci anni di attività ha organizzato mostre, incontri, convegni sul lavoro artistico di Ivo Pannaggi.
Il legame
Marco, nonostante la lontananza, era rimasto sempre in contatto con tanti maceratesi, oltre che con il presidente del Centro Studi Gabriele Porfiri con il quale proprio poche ore prima di morire ha avuto un colloquio telefonico. «Aveva subito un incidente domestico che lo aveva portato ad essere ricoverato per una frattura al costato in ospedale: era uscito il 28 dicembre – dice Porfiri - andando poi a casa della sorella Kora.
Dopo il Covid non era più tornato in Italia
«Marco Pannaggi non è più tornato in Italia, a Macerata, dopo il Covid - racconta Gabriele Porfiri -. È stato lui nel 2013 a ideare questa associazione per approfondire e salvaguardare l’opera di Ivo che aveva avuto una vita intensa e straordinaria, ma poco conosciuta. Nel corso di questo decennio abbiamo portato avanti progetti, scritto un libro, curato mostre e ci siamo occupati della catalogazione in un archivio delle opere del padre. Personalmente in questi anni ci siamo tenuti in costante contatto, ci siamo scritti fino alla scorsa settimana quando mi aveva inviato un suo articolo sull’opera di industrial design del padre. Quando veniva a Macerata soggiornava nella casa che Ivo aveva acquistato in via Crescimbeni». Marco Pannaggi lascia la sorella Kora e l’altro fratello Tito. Toccherà ora al Centro studi portare avanti l’eredità che lascia il figlio del grande artista. «La nostra attività proseguirà come aveva sempre espresso Marco in vita - conclude il presidente Porfiri - era suo interesse che si continuasse a lavorare sulla figura di Ivo Pannaggi e così faremo. Tra gli obiettivi quello di riunire l’archivio che c’è in via Crescimbeni con l’altra parte che si trova a Oslo».
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Corriere Adriatico