MONTELUPONE - Una carrozza d’epoca e una quadriglia di equini per l’addio a Pinciaroli. “Lui se ne sarebbe voluto andare via così: a cavallo”,...
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Un’intera città si è fermata per l’ultimo saluto ,celebrato alle 15 nell’abbazia di San Firmano. L’omicidio di Pinciaroli ha scosso la piccola comunità e nell’omelia don Gianfranco Ercoletti ha richiamato il Vangelo: «Si è fatto buio nella città di Montelupone- le sue parole- questa morte ci lascia sgomenti, immersi nel dolore: abbiamo bisogno di una parola di vita». E ancora: «Nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna». La bara avvolta dalle rose rosse, intorno una pioggia di fiori. In prima fila la moglie Patrizia Pasutto, con gli occhiali da sole a celare le lacrime, le sorelle Anna e Lina, e i nipoti. Non c’era la piccola di 5 anni, la figlioletta della coppia a cui Patrizia non ha ancora detto la verità.
Uno strazio composto quello dei suoi affetti, la moglie e la sorella si sono lasciate andare a un grido di dolore solo al momento delle condoglianze. C’era anche il socio di Pinciaroli, Nicola Pacetti, con cui avrebbe dovuto aprire a giugno il maneggio di Osimo. Pacetti conosceva Andreucci, e sull’assenza dei genitori del presunto assassino si è limitato a dire: «Non hanno cercato i familiari di Olindo». Toccante la lettera scritta dall’amica Laura Sisalli: “Tutto il tuo meraviglioso mondo di cavalli, cavalieri e amazzoni è qui per salutarti e ringraziarti. Grazie Olindo per la tua completa disponibilità, giorno e notte, ogni giorno dell’anno. Grazie per tutti i cavalli che hai medicato, curato e salvato, mettendoci il cuore. Grazie per i fantastici cavalli che ci hai venduto, “quelli che ti do io sono i migliori”, dicevi. Grazie per le risate, per le passeggiate a cavallo, per la tua simpatia. Rimarrai per sempre il nostro grande veterinario». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico