Enrico Orazi può tornare nella villetta di Montecassiano in cui è stata uccisa la moglie Rosina

Enrico Orazi
MONTECASSIANO - Enrico Orazi da ieri può fare rientro nella sua abitazione, la Procura infatti gli ha concesso la facoltà d’uso dell’immobile dove il...

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MONTECASSIANO - Enrico Orazi da ieri può fare rientro nella sua abitazione, la Procura infatti gli ha concesso la facoltà d’uso dell’immobile dove il pomeriggio della vigilia di Natale è stata uccisa la moglie, Rosina Carsetti, di 78 anni. L’anziana, da quanto emerso dalle indagini, è stata uccisa dai propri familiari, la figlia Arianna Orazi, il nipote Enea Simonetti e dal marito Enrico, tutti accusati in concorso di omicidio pluriaggravato. 

 

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La 78enne era stata soffocata al culmine di una discussione e all’esito di un piano criminoso progettato con premeditazione dalla figlia in collaborazione con il nipote e con il concorso del marito che non ha impedito il delitto. È nei confronti di quest’ultimo che il Gip non aveva disposto alcuna misura cautelare, ma il procuratore Giovanni Giorgio impugnò l’ordinanza ottenendo dal Tribunale del Riesame l’applicazione degli arresti domiciliari per 60 giorni. Il 2 aprile la misura fu eseguita e il 79enne fu accompagnato a casa dell’altro figlio, Enea, ma da ieri può far rientro nella villetta. I legali Andrea Netti e Valentina Romagnoli avevano chiesto che Orazi potesse tornare nella sua abitazione e il Pm Vincenzo Carusi ha concesso la facoltà d’uso dell’immobile che comunque resta sotto sequestro preventivo. Inizialmente la villetta era stata posta sotto sequestro probatorio per poter effettuare tutti i rilievi del caso. Poi, esaurite le esigenze probatorie, la procura aveva chiesto e ottenuto dal Gip che il sequestro venisse convertito in preventivo per evitare che il bene venisse ceduto a terzi dal momento che il 21 luglio scorso Rosina sarebbe stata costretta a cedere le proprie quote dell’immobile al nipote che ne è diventato pieno proprietario per un terzo e nudo proprietario per due terzi. «Continuiamo – hanno commentato gli avvocati Netti e Romagnoli – il lavoro difensivo. Siamo convinti che a molti dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare possa essere data una diversa contestualizzazione».

 

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Corriere Adriatico