Inglese sequestrato in un appartamento a Monte San Giusto, ora s’indaga sul quinto uomo

La liberazione di Sam Kourosh Patrick Demilecamps
MONTE SAN GIUSTO - Sequestrato per giorni in un appartamento, proseguono gli accertamenti dei carabinieri della Sezione anticrimine del Raggruppamento operativo speciale (Ros),...

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MONTE SAN GIUSTO - Sequestrato per giorni in un appartamento, proseguono gli accertamenti dei carabinieri della Sezione anticrimine del Raggruppamento operativo speciale (Ros), guidato dal colonnello Francesco D’Ecclesiis, e dei militari del comando provinciale del colonnello Nicola Candido per dare un’identità a una quinta persona che sarebbe coinvolta nel sequestro e per definire alcuni aspetti della vicenda ancora non perfettamente nitidi. 

 

 
Al momento di ufficiale restano le dichiarazioni della vittima, Sam Kourosh Patrick Demilecamps, il 25enne londinese che ha raggiunto l’Italia lo scorso 4 giugno per una lunga vacanza nel Bel Paese, e ciò che i carabinieri hanno accertato e posto sotto sequestro al momento dell’irruzione nell’abitazione di via Carducci a Monte San Giusto del 13 ottobre scorso. Restano le immagini stampate negli occhi degli investigatori che sono entrati nella casa e le foto scattate per documentare lo stato delle cose e delle persone al momento del loro accesso. Quel giorno quando alle 12.50 i militari sono entrati nell’appartamento, hanno trovato il 25enne inglese rinchiuso in una stanza buia, ammanettato e legato a una scala in metallo. La vittima, alla vista dei militari era scoppiato in un pianto liberatorio. Provato dalla lunga prigionia il giovane ha detto di aver subito diverse sevizie (scariche con una pistola elettrica, colpi sparati con fucili da softair e tentativi di soffocamento nella vasca) e costretto a mangiare gli avanzi dei suoi aguzzini. Una volta liberato è stato fatto salire su un’auto civetta e portato in caserma. Oggi intanto i tre giovani per i quali il Gip aveva disposto la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico potranno lasciare il carcere di Montacuto ad Ancona e tornare a casa, dal momento che in giornata dovrebbero essere disponibili i dispositivi elettronici.


La quarta giovane coinvolta, anche se in maniera più marginale rispetto agli altri, è invece già da giorni a casa (per lei non è stato necessario il braccialetto). I quattro giovani sono difesi dagli avvocati Umberto Gramenzi, Irene De Simio, Levino Cinalli e Vando Scheggia. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico