Contestazioni al convegno Pro Life all'Universita di Macerata: «È propaganda». Gli organizzatori: «Violenza e odio»

MACERATA - Caos e contestazioni all'Università di Macerata in occasione del convegno "Maternità In-Attesa. Preservare la salute della donna in...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

MACERATA - Caos e contestazioni all'Università di Macerata in occasione del convegno "Maternità In-Attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza" organizzato da Pro Vita & Famiglia Onlus con la Regione Marche, il Centro di Aiuto alla Vita di Loreto e la Federazione Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana Regione Marche e dall'Opa - Osservatorio Permanente sull'Aborto. I contestatori accusano l'evento di essere "propaganda mascherata senza riscontri scientifici". Secondo gli organizzatori invece "Il nostro scopo è difendere il diritto alla salute delle donne e il loro diritto anche a non abortire. Ma loro lo volevano impedire. È questa la libertà che professano? Sono questi i diritti e la democrazia di cui si ergono a paladine?"

 

I contestatori: «Solo propaganda»

"È davvero grave che tante autorevoli istituzioni - spiega Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi Sinistra -, dalla Regione Marche ad ordini professionali, si siano prestate a patrocinare un convegno in cui una visione confessionale viene spacciata per formazione, per giunta con il riconoscimento di crediti professionali a chi lavora negli ospedali. Su quali basi scientifiche è basato il convegno all’università di  Macerata? Verranno richiamate le linee guida internazionali dell’Oms sull’aborto che suggeriscono di tutelare la salute psicologica e fisica delle donne operando l’interruzione di gravidanza nel minor tempo possibile e con i metodi meno invasivi? Purtroppo siamo certe, visti i relatori, che non sia così è questo non è accettabile nemmeno dal punto di vista deontologico. Siamo quindi costrette di nuovo a porre con forza - prosegue la parlamentare rossoverde - il tema della necessaria laicità dello Stato e delle istituzioni sanitarie di fronte ad un’offensiva anti-abortista che trova pericolose sponde nelle amministrazioni locali e regionali governate dalla destra. Il disegno è chiaramente quello di rendere sempre più difficoltoso l’accesso ad un servizio come l’interruzione di gravidanza che è tutelato da una legge, la 194, purtroppo sempre più osteggiata. 

Gli organizzatori: «Odio e violenza»

«Decine di femministe hanno occupato la biblioteca statale di Macerata per impedire lo svolgimento del Convegno "Maternità In-Attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza" organizzato da Pro Vita & Famiglia Onlus con la Regione Marche, il Centro di Aiuto alla Vita di Loreto e la Federazione Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana Regione Marche e dall'Opa - Osservatorio Permanente sull'Aborto. Lo fa sapere la stessa Pro Vita &Famiglia sostenendo che «le femministe hanno urlato a chiunque si avvicinasse al tavolo dei relatori per parlare ai microfoni. In più hanno affisso volantini e striscioni contro il convegno e con espliciti riferimenti sessuali e occupato quasi tutte le sedie della sala». «Il nostro scopo - afferma Francesca Romana Poleggi, membro del Direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus - è difendere il diritto alla salute delle donne e il loro diritto anche a non abortire. Ma loro lo volevano impedire. È questa la libertà che professano? Sono questi i diritti e la democrazia di cui si ergono a paladine? Soltanto l'intervento della Digos ha permesso, seppur in estremo ritardo, l'avvio del convegno. Nel lasciare la sala hanno rovesciato le sedie e sparato coriandoli lasciando sporcizia a terra. Inoltre molte persone interessate al dibattito - conclude - sono comprensibilmente andate via, spaventate dal clima di odio e di violenza»

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico