MACERATA - Ancora un kit da 007 per superare l’esame di guida: nei guai un 36 enne. Venerdì mattina si è presentato alla Motorizzazione civile di Macerata con...
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L’escamotage è stato scoperto dalla squadra della Sezione giudiziaria della Polstrada di Macerata, diretta dal vice questore aggiunto Stefania Minervino. Poco prima che la prova avesse inizio il personale addetto alla vigilanza della Motorizzazione ha notato movimenti sospetti da parte del candidato, richiedendo l’intervento della Polstrada, che con l’ausilio di una pattuglia del distaccamento di Camerino ha sventato l’ingegnosa truffa. L’impianto scoperto a seguito della perquisizione personale è stato sequestrato e il giovane indiano denunciato a piede libero.
Per la rimozione dell’auricolare dall’orecchio dell’asiatico è stato necessario l’intervento di un otorinolaringoiatra al pronto soccorso. Gli ideatori e organizzatori della truffa non sono stati ancora individuati, ma secondo le forze dell’ordine il sotterfugio elettronico frutterebbe circa 1000 euro per ogni candidato promosso.
È solo l’ennesimo caso in provincia di truffe high tech per il superamento dell’esame scritto della patente. Lo scorso 22 luglio era stato smascherato un 27 enne marocchino, che aveva indovinato 40 domande su 40 grazie all’aiuto di complici posizionati a distanza. In quel caso gli agenti della Polstrada avevano rinvenuta nascosta dagli abiti una ricetrasmittente tramite la quale il candidato si faceva suggerire le risposte e uno smartphone che fungeva da videocamera. Anche in questo caso l’aspirante guidatore era fornito di mini auricolare. Proprio attraverso il collegamento audiovisivo e il cellulare, il giovane inquadrava il foglio dei quiz, che i complici all’esterno risolvevano per lui, dettandogli il risposte esatte. Un analogo caso si era verificato anche lo scorso 5 marzo. Ad avere guai con la giustizia un indiano di 31 anni e un marocchino di 25.
Il sotterfugio elettronico, con qualche variabile, è sempre lo stesso. Questa volta, come nell’ultimo episodio, il trucco è stato quello di nascondere sotto gli indumenti, grazie al nastro adesivo, una microcamera collegata ad un trasmettitore, avvalendosi di un minuscolo auricolare inserito nell’orecchio per ascoltare in diretta le risposte fornite da ignoti suggeritori a distanza. Il marchingegno serviva per comunicare con i complici e trasmettere, in diretta, immagini all’esterno. Come nei precedenti la truffa è stata sventata tempestivamente, il materiale da “spie” sequestrato e il test invalidato. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico