Passarelli, bibite mondiali. Il re degli analcolici conquista nuovi mercati e festeggia 75 anni di attività

L’imprenditore cingolano Giovanni Passarelli
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CINGOLI - L’imprenditore cingolano Giovanni Passarelli oggi festeggia il 75° anniversario della sua attività. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel lontano 1947 quando il padre Alfredo, la mamma Maria e gli zii Cesare e Linda diedero il via alla ditta specializzata nella produzione di bevande analcoliche, acquistando il Bar Cavour con annessa una libreria e nel retro bottega una fabbrica di gassose.

 

Dopo qualche anno la cessione del bar e della libreria e il potenziano della fabbrica di gassose. Oggi, grazie anche alla collaborazione con la Ditta Paoletti di Ascoli, che ha appena festeggiato i suoi 100 anni della sua fondazione, Passarelli esporta i suoi drink analcolici in tutto il mondo e produce nello stabilimento di Cingoli spuma, gassosa, cedrata, chinotto, aranciata e vari aperitivi come gipsy ginger, bitterino bianco e rosso. Produce 1,5 milioni di bottiglie all’anno. Le vendite all’estero generano il 20% del fatturato. Le ricette sono custodite gelosamente. Ricette che dopo oltre mezzo secolo mantengono viva la tradizione marchigiana. Ne ha fatta di strada l’imprenditore cingolano, grande appassionato di automobilismo (apripista all’ultima cronoscalata Sarnano-Sassotetto), che nel 1976 da giovane ragioniere prende in mano l’azienda (fino ad allora gestita dai genitori e dallo zio) con l’unico obbiettivo di farla crescere e conoscere nel mondo.

Una vera e propria sfida che con la moglie Onelia e i suoi collaboratori ha vinto facendo importanti investimenti che hanno portato l’azienda cingolana ad imporsi in diversi mercati mondiali: dall’Australia alla Cina, dagli Statiti Uniti al Canada ed in tanti Paesi Europei.

La globalizzazione non ha spaventato Giovanni Passarelli che ha continuato a produrre bibite con metodi artigianali, ma con attrezzature moderne, sicure e da garantire un’altissima qualità ai consumatori, seguendo gli insegnamenti del babbo Alfredo e dello zio Cesare. «La mia fortuna è stata quella di aver rilevato un’azienda sana e di aver trovato partner pronti a darmi fiducia - ha detto l’imprenditore cingolano -. Ma voglio ricordare in particolare mio babbo Alfredo, mia mamma Maria, e i miei zii Cesare e Linda che si sono prodigate per lo sviluppo di questa attività. Senza di loro non saremmo qui».

 

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Corriere Adriatico