MACERATA - Licenziamento per giusta causa e senza preavviso per una ostetrica dell’ospedale di Macerata che, assegnata a un reparto a rischio, non si è adeguata...
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Peraltro dovrebbe trattarsi della prima applicazione in Italia della norma che dispone il licenziamento per il mancato adempimento alle prescrizioni alla base del rapporto di lavoro e tra queste le vaccinazioni per chi opera in reparti ospedalieri a maggior rischio di altri. L’ostetrica, evidentemente contraria alle vaccinazioni, non ha risposto positivamente alla richiesta fatta dall’Asur, una volta venuta a conoscenza della mancanza in questione. Sollecitazioni formali ed informali alle quali l’ostetrica No Vax ha appunto opposto un rifiuto alla base del provvedimento di licenziamento. Vaccini obbligatori nella fascia d’età 0-16 anni, ma anche per i lavoratori della Sanità: l’offerta attiva vaccinale era stata decisa a ottobre dello scorso anno dopo una lunga riflessione portata avanti con i responsabili della sicureza di tutte le Aree vaste e le organizzazioni sindacali .
Gli obiettivi
La Asur era partita dai codici deontologici di medici e infermieri, dal decreto legge 81/2008 (quello che regola la sicurezza sui posti di lavoro), dalla legge 24/2017 (la sicurezza delle cure in sanità) e dalla Carta di Pisa delle vaccinazioni per operatori sanitari per approdare a un punto di arrivo in materia di prevenzione delle infezioni legate all’assistenza: immunizzare gli operatori è in alcune realtà una pratica necessaria al pari di altri fattori per ridurre i rischi. Come ad esempio l’igiene delle mani, l’utilizzo di misure di barriera, pulizie e disinfezione degli ambienti, la sterilizzazione degli strumenti e l’utilizzo appropriato di antibiotici. Secondo lo studio svolto lo scorso anno a priori dalla Asur Marche, le situazioni più esposte a rischio di contagio da agenti biologici sono quelli di triage, pronto soccorso e attività di 118, sale operatorie, sale parto, reparti di dialisi, unità operative di diagnosi e di cura, prelievi ematici o sede di particolari esami endoscopici. Per questo la Asur considerava, e considera, inaccettabili livelli di rischio nei reparti di Oncologia, Hospice, Ematologia, Neonatologia, Ostetricia, Pediatria, Rianimazione e Terapia intensiva, Medicina d’accettazione e d’urgenza, cure domiciliari. E proprio a Ostetricia apparteva l’infermiera licenziata qualche giorno fa a Macerata.
Le decisioni
Due i livelli di protezione pensati: per i dipendenti non immuni, oltre ai dispositivi di protezione individuale (mascherina, guanti, camici ecc.) sono a disposizione anche i vaccini anti morbillo, parotite, rosolia e varicella e in caso di rifiuto scatta il giudizio di inidoneità alla mansione nelle aree più delicate. Il secondo livello di immunizzazione contempla i vaccini anti-epatite B, anti influenzale e anti pertosse. In questo caso però si trattava di vaccinazioni raccomandate. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico