Sue le inchieste più difficili della città. Il procuratore Giorgio va in congedo: da domani lascia l’ufficio di via Pesaro

Il procuratore Giovanni Giorgio con il rettore Francesco Adornato
MACERATA  - Da domani il procuratore Giovanni Giorgio lascia la guida dell’Ufficio. Dopo otto anni a capo della Procura di Macerata il magistrato va in pensione, in...

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MACERATA  - Da domani il procuratore Giovanni Giorgio lascia la guida dell’Ufficio. Dopo otto anni a capo della Procura di Macerata il magistrato va in pensione, in questi giorni però è tornato a Macerata per le ultime incombenze e per gli ultimi saluti prima del congedo.

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Ieri mattina ha incontrato il rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato: «Nel procuratore Giorgio l’Università di Macerata ha trovato un interlocutore stimolante e attento alle esigenze formative dei nostri studenti» ha commentato il rettore, il riferimento principale è agli accordi tra i due enti che in questi anni hanno permesso a studenti e specializzandi di svolgere tirocini formativi all’interno degli uffici della Procura della Repubblica. «Si chiude un cerchio che ha visto una fruttuosa collaborazione con l’Università di Macerata – ha ribadito Giorgio -. Ho sempre sostenuto l’importanza di aprire gli uffici giudiziari ai giovani e offrire occasioni per arricchire la loro formazione con la pratica sul campo».



In questi otto anni il procuratore si è occupato di numerose indagini, tra le più importanti quelle che ha coordinato insieme ai suoi sostituti in merito al raid di Luca Traini (3 febbraio 2018), ai delitti di Pietro Sarchiè (18 giugno 2014), di Pamela Mastropietro (30 gennaio 2018), di Azka Riaz (24 febbraio 2018) e di Rosina Carsetti (24 dicembre 2020). Una delle ultime iniziative giudiziarie intraprese è stato il ricorso contro l’ordinanza del gip con cui il procuratore ha chiesto e ottenuto dai giudici del Riesame l’applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di Enrico Orazi, marito di Rosina. Giorgio fu il primo, in tempi non sospetti a parlare di allarme droga in provincia. Prima dell’efferato delitto di Pamela a cui è seguita un’imponente attività d’indagine svolta da carabinieri e polizia per contrastare il fenomeno dello spaccio di droga soprattutto nel capoluogo, Giorgio evidenziò che in provincia il vero allarme era dato da una importante domanda di sostanze stupefacente con una conseguente massiccia offerta di droga. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico