Macerata, imprese da un bivio: «Bollette choc, impossibile lavorare con questi prezzi»

Le imprese sono a un bivio: «Bollette choc, impossibile lavorare con questi prezzi»
MACERATA - L’allerta è ben oltre il livello di guardia. L’esplosione dei costi dell’energia ha già colpito duro nei mesi scorsi, se il trend non...

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MACERATA - L’allerta è ben oltre il livello di guardia. L’esplosione dei costi dell’energia ha già colpito duro nei mesi scorsi, se il trend non cambia in breve tempo il rischio è davvero che l’intero sistema produttivo vada in tilt. Il grido di dolore che arriva da tutte le realtà del territorio, in maniera unanime: la politica si muova subito per calmierare i prezzi o si va tutti gambe all’aria.  


«Noi avevamo ripreso l’attività in anticipo, già dal 17 agosto, pensando che lavorare in queste settimane sarebbe stato meno caro ma ci sbagliavamo – spiega Duccio Conforti, general manager di Lead Time, la maggiore fonderia delle Marche con i suoi 133 dipendenti – lavorare così, con prezzi che cambiano ogni giorno, è impossibile, per cui abbiamo chiesto ai clienti l’autorizzazione a fatturare la quota energia extra a consuntivo dal primo settembre. Alcuni hanno accettato, altri no e non faccio loro una colpa per questo. Però, in un momento in cui siamo comunque pieni di ordini, saremo costretti a rifiutarne alcuni e a fermare la produzione per 2-3 giorni a settimana. Abbiamo stimato una bolletta dell’energia elettrica annua di 2,4 milioni, quando l’ultima era intorno ai 400mila euro. E questo nonostante il Governo qualcosa abbia fatto, restituendoci il 25% del credito d’imposta. Il problema vero, sul medio-lungo periodo, è che molti grandi gruppi si stanno organizzando per spostare le loro produzioni dove, come in Turchia, si utilizza il carbone per la fusione dei materiali. Fonti alternative? Molto difficile per noi: ci vorrebbe un impianto fotovoltaico grande come le Marche per alimentare un’azienda come la nostra». 

Chiesto un impegno politico forte


Serve un impegno forte della politica a livello comunitario e serve subito, rimarca Germano Ercoli. «Forse a Bruxelles non hanno capito che l’emergenza è oggi, non si può convocare una riunione urgente per ottobre, l’urgenza c’è oggi, non fra un mese – tuona il patron del gruppo Eurosuole-Goldenplast di Civitanova – noi siamo fortunati perché abbiamo un’azienda solida, che per qualche mese potrebbe comunque reggere l’urto, seppur mangiando non solo gli utili ma anche i ricavi complessivi. Ma sul lungo periodo è la fine per tutti. Per l’energia elettrica abbiamo un contratto particolare che scade il 31 dicembre e per il quale paghiamo un fisso concordato, per cui fino a fine anno non avremo problemi. Ma è chiaro che nel ridiscutere la cifra per i prossimi anni la questione cambia radicalmente. Il salto sul prezzo del metano invece si sente già: all’Eurosuole se lo scorso anno pagavamo 25-30mila euro al mese, ora siamo a 125-130mila circa».

«Ci si sieda ad un tavolo con Putin»

Ancora più dura la posizione di Gabriele Miccini, patron e ad di Giessegi, secondo il quale è ora di fermare le sanzioni contro la Russia e di mettersi ad un tavolo con Putin per tornare a far arrivare il gas in quantità. «Noi siamo riusciti a tamponare un minimo aumentando la potenza del fotovoltaico sul tetto del nostro capannone, portandolo a 1.300 kwh – precisa Miccini – ma il problema è che, a causa dell’incremento delle bollette, i quattro produttori italiani di pannelli truciolari, la materia prima che utilizziamo per realizzare camerette e mobili, stanno decidendo se incrementare del 60-70% i costi o se addirittura stoppare del tutto la produzione. Lunedì dovrebbe arrivare la decisione, siamo appesi a questo ma noi non siamo così reattivi nell’aggiornare i listini dei prezzi: non possiamo vendere a prezzo maggiorato un ordine che abbiamo già preso. Per cui produrremo in perdita nell’immediato e con prezzi cresciuti nei prossimi mesi. L’unica strada che possiamo percorrere è andare a dialogare con Mosca, non possiamo intestardirci nel combattere una guerra energetica che stiamo chiaramente perdendo». 

 

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Corriere Adriatico