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MACERATA - L’allerta è ben oltre il livello di guardia. L’esplosione dei costi dell’energia ha già colpito duro nei mesi scorsi, se il trend non cambia in breve tempo il rischio è davvero che l’intero sistema produttivo vada in tilt. Il grido di dolore che arriva da tutte le realtà del territorio, in maniera unanime: la politica si muova subito per calmierare i prezzi o si va tutti gambe all’aria.
«Noi avevamo ripreso l’attività in anticipo, già dal 17 agosto, pensando che lavorare in queste settimane sarebbe stato meno caro ma ci sbagliavamo – spiega Duccio Conforti, general manager di Lead Time, la maggiore fonderia delle Marche con i suoi 133 dipendenti – lavorare così, con prezzi che cambiano ogni giorno, è impossibile, per cui abbiamo chiesto ai clienti l’autorizzazione a fatturare la quota energia extra a consuntivo dal primo settembre. Alcuni hanno accettato, altri no e non faccio loro una colpa per questo. Però, in un momento in cui siamo comunque pieni di ordini, saremo costretti a rifiutarne alcuni e a fermare la produzione per 2-3 giorni a settimana.
Chiesto un impegno politico forte
Serve un impegno forte della politica a livello comunitario e serve subito, rimarca Germano Ercoli. «Forse a Bruxelles non hanno capito che l’emergenza è oggi, non si può convocare una riunione urgente per ottobre, l’urgenza c’è oggi, non fra un mese – tuona il patron del gruppo Eurosuole-Goldenplast di Civitanova – noi siamo fortunati perché abbiamo un’azienda solida, che per qualche mese potrebbe comunque reggere l’urto, seppur mangiando non solo gli utili ma anche i ricavi complessivi. Ma sul lungo periodo è la fine per tutti. Per l’energia elettrica abbiamo un contratto particolare che scade il 31 dicembre e per il quale paghiamo un fisso concordato, per cui fino a fine anno non avremo problemi. Ma è chiaro che nel ridiscutere la cifra per i prossimi anni la questione cambia radicalmente. Il salto sul prezzo del metano invece si sente già: all’Eurosuole se lo scorso anno pagavamo 25-30mila euro al mese, ora siamo a 125-130mila circa».
«Ci si sieda ad un tavolo con Putin»
Ancora più dura la posizione di Gabriele Miccini, patron e ad di Giessegi, secondo il quale è ora di fermare le sanzioni contro la Russia e di mettersi ad un tavolo con Putin per tornare a far arrivare il gas in quantità. «Noi siamo riusciti a tamponare un minimo aumentando la potenza del fotovoltaico sul tetto del nostro capannone, portandolo a 1.300 kwh – precisa Miccini – ma il problema è che, a causa dell’incremento delle bollette, i quattro produttori italiani di pannelli truciolari, la materia prima che utilizziamo per realizzare camerette e mobili, stanno decidendo se incrementare del 60-70% i costi o se addirittura stoppare del tutto la produzione. Lunedì dovrebbe arrivare la decisione, siamo appesi a questo ma noi non siamo così reattivi nell’aggiornare i listini dei prezzi: non possiamo vendere a prezzo maggiorato un ordine che abbiamo già preso. Per cui produrremo in perdita nell’immediato e con prezzi cresciuti nei prossimi mesi. L’unica strada che possiamo percorrere è andare a dialogare con Mosca, non possiamo intestardirci nel combattere una guerra energetica che stiamo chiaramente perdendo».
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Corriere Adriatico