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La vicenda finì all’attenzione del Pm Claudio Rastrelli che aprì un fascicolo a carico di Maccioni per omissione di atti d’ufficio.
Indagini chiuse
Chiuse le indagini Maccioni chiese di essere sottoposto a interrogatorio e tramite l’avvocato Gianfranco Borgani presentò anche una memoria difensiva sostenendo che l’adozione di misure organizzative e strutturali relative alla sicurezza del Dipartimento dipendenze patologiche di Macerata, compresa l’estensione oraria del servizio di vigilanza armata, era di competenza della direzione generale dell’Asur. Condividendo la tesi difensiva e ritenendo che sulla base degli elementi acquisiti l’accusa non fosse sostenibile in giudizio, il Pm chiese l’archiviazione. La richiesta però è stata impugnata dai legali di Giuli, gli avvocati Alberto Feliziani e Paolo Carnevali, e ieri è stata fissata l’udienza camerale dinanzi al Gip Giovanni Maria Manzoni che si è riservato di decidere. «I professionisti vanno tutelati adeguatamente nelle strutture prima e non dopo», ha commentato a margine dell’udienza l’avvocato Carnevali. Per l’avvocato Borgani invece Maccioni non avrebbe alcuna responsabilità, «in primis – ha spiegato il legale – perché in merito all’adozione di misure di sicurezza la competenza è della direzione generale. Infatti, quando dopo l’aggressione fu rafforzata la sicurezza, la decisione fu presa non da Maccioni ma a seguito di un tavolo regionale dell’azienda sanitaria. E poi, non è di minore importanza un secondo aspetto: non è automatico derivare da un’omissione un profilo di responsabilità penale».
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