Estorsione di oltre 100mila euro con la minaccia di legami con la camorra, in due a giudizio

Estorsione di oltre 100mila euro con la minaccia di legami con la Camorra, in due a giudizio
MACERATA  - Estorsione di oltre 100.000 euro con la minaccia di legami con la Camorra, in due a giudizio. Ieri il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di...

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MACERATA  - Estorsione di oltre 100.000 euro con la minaccia di legami con la Camorra, in due a giudizio. Ieri il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Macerata, Claudio Bonifazi, ha rinviato a giudizio Michele Pranzetti, 46enne maceratese residente a Treia, e Gianluca Minale, 40 anni di San Giorgio a Cremano. Il processo a loro carico si aprirà il 22 dicembre del 2023.

 


La donna di Montecassiano che all’epoca denunciò i fatti invece si è costituita parte civile con l’avvocato Piergiovanni Cicconi Massi del foro di Ancona chiedendo un risarcimento di 130.000 euro di cui 105.000 di soli danni patrimoniali e una provvisionale di 40.000 euro. I fatti contestati sarebbero avvenuti nell’arco di un mese, da aprile a maggio dello scorso anno a Montecassiano. Lo scorso luglio la persona offesa aveva denunciato di essere stata vittima di una truffa sfociata poi in estorsione. Secondo quanto ricostruito dalla Procura – il fascicolo è del pubblico ministero Rita Barbieri – all’epoca il fratello della donna avrebbe acquistato un’auto insieme a Pranzetti anticipando 18.000 euro. Per quell’acquisto lei avrebbe prestato al fratello 11.000 euro, ma poi il 46enne avrebbe minacciato la vittima dicendole che se non avesse effettuato un bonifico istantaneo di 29.700 euro non avrebbe restituito né gli 11.000 euro che lei aveva anticipato né i 18.000 del fratello.

Poi però sarebbero seguite altre richieste di denaro pagate tramite assegni circolari e bonifici, con la minaccia che i napoletani che Pranzetti contattava «appartenevano alla Camorra ed erano persone senza scrupoli e spietate e che non fare quei pagamenti avrebbe potuto essere pericoloso». Era stato così che la donna aveva emesso un assegno da 11.000 euro, poi aveva effettuato un bonifico da 34.299 euro, poi un altro bonifico da 5.000 euro, altri due da 13.222 e da 100 euro e una ricarica poste pay da 997 euro.


A dicembre scorso i due imputati finirono agli arresti domiciliari (adesso sono in libertà). Tramite gli avvocati Vanni Vecchioli (per Pranzetti) e Luigi Alaia del foro di Nola (per Minale), hanno sempre rigettato gli addebiti. Ieri, in udienza preliminare, non hanno richiesto riti alternativi e nei loro confronti è stato disposto il rinvio a giudizio.

 

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Corriere Adriatico