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MACERATA - «Ambiente, territorio e natura possono essere la vera ricchezza per far ripartire l’economia del cratere sismico grazie ad attività eco compatibili che si possono sviluppare in tempi rapidi». Giuseppe Rivetti, docente di diritto tributario presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Macerata, indica una strada da intraprendere per far sì che accanto alla ricostruzione degli edifici delle aree colpite dal sisma ci sia anche il rilancio dell’economia che possa da un lato attrarre lavoro e dall’altro evitare che i giovani siano costretti ad emigrare.
I temi
«Dobbiamo individuare ciò che si può fare subito - prosegue il professor Rivetti - ed io sono convinto che il tema ambientale, la rimodulazione della zona economica ambientale che è stata introdotta già nel 2019, può essere una forma attrattiva per quei territori montani che devono rilanciarsi dopo il terremoto.
L’obiettivo
L’obiettivo della nuova Zea, che già include due parchi nazionali, due parchi regionali, sei riserve naturali, tre parchi fluviali è quello di partire da uno strumento che esiste ma che ha necessità di essere migliorato, adattato e finanziato su misura alle mutate esigenze delle aree del cratere sismico. «La matrice ambientale potrebbe essere un volano immediato per valorizzare queste aree con attività eco compatibili che rispettano la natura e la bellezza - sottolinea sempre Rivetti - e che possono creare quell’economia necessaria a far vivere e creare lavoro. Il paesaggio, la storia e la cultura di questi luoghi possono costituire un modello di sviluppo economico e di investimento di imprese culturali e creative, creando attività in armonia con il luogo dove si possono insediare». Questo senza dimenticare altri strumenti che si possono affiancare ma che necessitano di tempi più lunghi. «Sulla zona economica speciale ci sono state novità normative recenti – prosegue il docente di Unimc - che hanno portato all’introduzione della Zes Sud che ha di fatto sostituito il modello delle otto Zes che c’erano prima. Lo scenario è modificato e questo va considerato, però resta uno strumento che ha bisogno di tempo per mostrare la sua efficacia. Basti guardare le precedenti esperienze di Sardegna e soprattutto Abruzzo: servono, come minimo, due o tre anni prima di vederla partire e francamente non ce lo possiamo permettere. La leva delle agevolazioni fiscali deve essere comunque introdotta nei territori colpiti dal sisma. A livello nazionale si può abbattere il costo del lavoro, prevedere riduzioni ed esenzioni mentre a livello regionale si può intervenire con una riduzione dell’Ires, sulle addizionali fino all’Irap e sulla fiscalità comunale si può agire in materia di rimodulare Tari, Imu».
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Corriere Adriatico