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TOLENTINO - Momento “storico” per il Cosmari. Dall’altro la strigliata dell’assessore regionale all’ambiente Stefano Aguzzi. È stato sicuramente un taglio del nastro non banale quello del nuovo impianto di selezione e recupero dei materiali da raccolta differenziata (il precedente era stato distrutto dal rogo del 2015), avvenuto ieri mattina alla sede dell’azienda a Piane Chienti.
Un’eccellenza della tecnologia, costata otto anni e altrettanti milioni di euro, che proietta sempre più l’azienda verso il futuro: ovvero l’obiettivo di stare sotto il 10% di rifiuti indifferenziati entro il 2035. L’impianto, come già svelato nelle scorse settimane, potrà trattare fino a 7 tonnellate di rifiuti multimateriale all’ora, arrivando anche a 8 in caso di carta/cartone.
Sarà operativo su due turni giornalieri garantendo una capacità complessiva di trattamento di 30 mila tonnellate annue, di cui 13 mila multimateriale (la Provincia ne raccoglie annualmente circa 12 mila) e 17 mila di materiale cartaceo (a fronte di poco meno di 13 mila tonnellate di raccolta). «Questa non è una festa, non apriamo una discoteca: è l’inizio di un nuovo percorso – ha sottolineato il presidente facente funzione del Cosmari Giuseppe Giampaoli dopo il saluto del sindaco di Tolentino Mauro Sclavi –. Sono fiero di questa azienda, che è stata sempre difesa da tutto e da tutti e per la quale qualcuno si è preso pure qualche avviso di garanzia. Siamo in una fase di passaggio cruciale, ma stiamo lavorando bene».
A stoppare le belle parole e i complimenti reciproci è però arrivato Aguzzi con un tackle scivolato.
«Serve un colpo d’ala, siamo all’avanguardia per percentuale di raccolta differenziata, ma non certo per la qualità della selezione del materiale e dell’impiantistica. Questo impianto all’avanguardia, che Cosmari ha finanziato in gran parte con risorse proprie, va nel segno della tutela ambientale. Siamo alla prima bozza del nuovo piano, ogni provincia non può fare repubblica a sé, non si può ragionare per compartimenti stagni nei rifiuti. Servirà un ambito unico o cinque? Dobbiamo ragionare a livello regionale, su cosa serve tenendo presente la quantità di produzione dei rifiuti. Non è detto servano un biodigestore o una discarica per territorio».
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