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MACERATA Uscire in mare per portare il pesce al mercato costa sempre di più. I pescatori sono stretti nella morsa del caro gasolio, passato da 45 a 90 centesimi, toccando punte pure di 1.20. Ma a questo si aggiunge la necessità del consumatore di risparmiare e acquistare solo lo stretto necessario. Così la richiesta del pesce che riempie i banchi è sempre minore. La conseguenza? Il prezzo del prodotto scende e le casse dei pescherecci piangono. Ma non è questo l’ultimo anello della catena di difficoltà che il settore si trova ad affrontare. Perché la paga di chi lavora in un peschereccio è rapportata agli incassi. E se gli incassi calano, scendono anche i compensi.
Un quadro drammatico quello che emerge dal racconto dell’armatore Francesco Caldaroni, presidente delle Marinerie d’Italia. «La situazione è preoccupante - ammette -.
Il caro vita
Il caro vita che pesa poi sulle famiglie ha portato a una minore richiesta di pesce. Nonostante i banchi siano pieni, si cerca di comprare il necessario e questo ha portato a un abbassamento dei prezzi. «Per noi è un grande svantaggio. Perché le paghe di chi lavora in barca sono rapportate agli incassi e se incassiamo poco la paga scende. È anche per questo che non si trova più nessuno che vuole fare questo lavoro». Infine lo scoglio dei pagamenti del gasolio. «Prima le cooperative ci permettevano di rateizzarli, poi sono andate in sofferenza pure loro e adesso bisogna pagare in un’unica soluzione. Ma bisogna dire che chi non ha i soldi per pagare oggi non li avrà nemmeno nei prossimi mesi». Allora l’appello è al nuovo governo. «Con la legge di bilancio ci stanno aiutando, ma la situazione è molto critica. Confidiamo in Giorgia Meloni e nel ministro Lollobrigida». Le difficoltà dei pescatori ricadono poi anche sul settore della ristorazione che, secondo Giuliano De Santis, presidente di Assoittico, è tra i più colpiti. «Il problema del caro gasolio pesa sugli armatori e sulla distribuzione, ma indirettamente anche sui commercianti. I ristoranti, però, in particolar modo sono in grande difficoltà perché debbono far fronte anche ai rincari di gas ed energia. Anche per questo motivo in tanti hanno deciso di tenere chiusi i locali nelle serate infrasettimanali. Una decisione che in tanti anni di esperienza non era mai stata valutata prima. L’augurio - conclude - è che nei prossimi mesi si possa tornare alla normalità, altrimenti è davvero difficile».
Corriere Adriatico