Pescatori del Maceratese schiacciati dal caro carburante, l'armatore Caldaroni: «Prezzi raddoppiati»

Pescatori schiacciati dal caro carburante, Caldaroni: «Prezzi raddoppiati»
MACERATA Uscire in mare per portare il pesce al mercato costa sempre di più. I pescatori sono stretti nella morsa del caro gasolio, passato da 45 a 90 centesimi, toccando...

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MACERATA Uscire in mare per portare il pesce al mercato costa sempre di più. I pescatori sono stretti nella morsa del caro gasolio, passato da 45 a 90 centesimi, toccando punte pure di 1.20. Ma a questo si aggiunge la necessità del consumatore di risparmiare e acquistare solo lo stretto necessario. Così la richiesta del pesce che riempie i banchi è sempre minore. La conseguenza? Il prezzo del prodotto scende e le casse dei pescherecci piangono. Ma non è questo l’ultimo anello della catena di difficoltà che il settore si trova ad affrontare. Perché la paga di chi lavora in un peschereccio è rapportata agli incassi. E se gli incassi calano, scendono anche i compensi.  



Un quadro drammatico quello che emerge dal racconto dell’armatore Francesco Caldaroni, presidente delle Marinerie d’Italia. «La situazione è preoccupante - ammette -. Noi siamo stati i primi a subire le conseguenze dei rincari, già prima della guerra, e ora c’è chi inizia a non farcela più. Se un anno e mezzo fa pagavamo il gasolio tra i 45 e i 50 centesimi, tre mesi fa siamo arrivati a 1.20 e ora si aggira sui 90. Quello che non riusciamo a capire però riguarda la discordanza tra il prezzo del gasolio così alto e quello del petrolio che è bassissimo rispetto ad altri anni in cui invece era alle stelle». Così per i pescherecci solo i costi per uscire con la barca sono più che raddoppiati. «Rispetto a un anno e mezzo fa, in cui spendevo 8.000 euro di carburante a settimana per uscire, ora ne spendo quasi 16.000. Le barche accumulano debiti da un anno: se la situazione non cambia molte decideranno di fermarsi. Così si rischia il fallimento». Resta sempre più difficile infatti per gli armatori racimolare qualche risparmio per gli imprevisti. I costi raddoppiati li costringono a lavorare per coprire le spese e quando arriva il primo imprevisto è difficile trovare la quadra. 

Il caro vita
 

Il caro vita che pesa poi sulle famiglie ha portato a una minore richiesta di pesce. Nonostante i banchi siano pieni, si cerca di comprare il necessario e questo ha portato a un abbassamento dei prezzi. «Per noi è un grande svantaggio. Perché le paghe di chi lavora in barca sono rapportate agli incassi e se incassiamo poco la paga scende. È anche per questo che non si trova più nessuno che vuole fare questo lavoro». Infine lo scoglio dei pagamenti del gasolio. «Prima le cooperative ci permettevano di rateizzarli, poi sono andate in sofferenza pure loro e adesso bisogna pagare in un’unica soluzione. Ma bisogna dire che chi non ha i soldi per pagare oggi non li avrà nemmeno nei prossimi mesi». Allora l’appello è al nuovo governo. «Con la legge di bilancio ci stanno aiutando, ma la situazione è molto critica. Confidiamo in Giorgia Meloni e nel ministro Lollobrigida». Le difficoltà dei pescatori ricadono poi anche sul settore della ristorazione che, secondo Giuliano De Santis, presidente di Assoittico, è tra i più colpiti. «Il problema del caro gasolio pesa sugli armatori e sulla distribuzione, ma indirettamente anche sui commercianti. I ristoranti, però, in particolar modo sono in grande difficoltà perché debbono far fronte anche ai rincari di gas ed energia. Anche per questo motivo in tanti hanno deciso di tenere chiusi i locali nelle serate infrasettimanali. Una decisione che in tanti anni di esperienza non era mai stata valutata prima. L’augurio - conclude - è che nei prossimi mesi si possa tornare alla normalità, altrimenti è davvero difficile».
 

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Corriere Adriatico