OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il giorno dell’aggressione la donna riuscì a chiudersi in bagno mentre Di Luca, prima ferì alla mano la commessa per cercare di prendere le chiavi, poi conficcò la lama del coltello nella porta del bagno urlando alla ex che l’avrebbe ammazzata.
Lo stalking
I giudici di secondo grado dichiararono lo stalking assorbito nel tentato omicidio e, unificato agli altri reati (lesioni, resistenza e danneggiamento) già giudicati, rideterminarono la pena in quella complessiva di sette anni e tre mesi. Una decisione non condivisa dalla difesa che ha impugnato la sentenza in Cassazione. Martedì l’udienza e nella tarda serata di mercoledì è stato notificato il dispositivo con il rigetto del ricorso. La ex di Di Luca era tutelata dall’avvocato Luca Belardinelli. «La decisione continua ad essere erronea ed illogica in fatto e in diritto – ha commentato l’avvocato Squadrini –, non essendosi affatto trattato di un tentato omicidio ed essendo la condotta già stata vagliata e qualificata come minaccia già nel procedimento primigenio di stalking anche in considerazione che la vittima non veniva attinta neppure di striscio, opinando diversamente chiunque minacci qualcuno di morte compirebbe automaticamente un tentato omicidio. Ad ogni modo leggeremo le motivazioni della Cassazione in merito».
Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico