MACERATA - «Stamattina vado a Macerata e faccio una strage». Le idee lucidamente folli di Luca Traini schizzano fuori da un caffè avvelenato: sono le 9.30 al...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Quella affettiva, rimasta sfilacciata dopo una reazione finita male con una ragazza e dopo la quale è fiorita la sua passione per l’ultradestra; quella delle amicizie legate alla sua ossessione della cura del corpo e delle diete dopo che era stato messo alla porta dalla palestra per i suoi atteggiamenti estremisti. E anche la strada della politica non aveva sortito granché: ai banchetti di Forza Nuova e Casapound lo conoscevano come «invasato», poi era entrato nel recinto della Lega con zero voti raccolti alle Comunali di Corridonia l’anno scorso. Traini fondamentalmente era un lupo solitario, rasato a zero, tatuaggio sulla tempia destra, la zeta rovesciata e tagliata a mo’ di svastica, simbolo di Terza Posizione, i neofascisti anni ‘70-‘80. Si vedeva spesso al poligono, dove andava a sfogarsi sparando contro le sagome e garantendosi la scusa buona per avere porto d’armi e pistola, ennesimo caso che riapre la ferita mai chiusa dei permessi “facili”. Un punto, quello tra difesa personale ed esercitazione che troppo spesso finisce per avere uso indiscriminato. E poi c’era l’ultima frontiera prima della linea rossa. Traini era stato assunto ai primi di dicembre alla Agrifactory di Piediripa, azienda agricola che si occupa di allevamento bovini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico